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Tra le remote isole dell'Indonesia

Tra le remote isole dell'Indonesia

24 AGOSTO - 11 SETTEMBRE 2017

GIORNO 1-2

Zurigo - Bali

Il nostro volo Emirates parte dall’Aeroporto di Zurigo (ZRH) alle 15:30 del 24 Agosto, e ci catapulta all’Aeroporto internazionale Ngurah Raj (meglio conosciuto come Denpasar DPS), dopo circa 17 ore di volo, incluso uno scalo all’Aeroporto di Dubai. Arriviamo all’aeroporto di Bali, che si trova nella zona a sud dell’isola, vicino alla capitale Kuta, nel primo pomeriggio, alle 14:30, e incontriamo il nostro accompagnatore. 

Abbiamo usato il servizio di Suntransfers che avevamo già sperimentato in Messico e che a prezzi davvero imbattibili vanta una rete di trasporti privati molto efficiente, attiva in tantissimi Paesi al mondo. Si prenota facilmente online, si può disdire la prenotazione senza penali fino a pochi giorni prima, e con circa 35 € abbiamo prenotato uno spostamento in van per 6 persone dall’aeroporto a Ubud (ca. 1.30 h di viaggio), molto confortevole. 

Purtroppo i nostri piani, che prevedevano di arrivare in hotel attorno alle 18, sono stati del tutto disattesi, innanzitutto dall’inaspettata fila all’aeroporto per l’apposizione del visto. Per fare ingresso a Bali, per i cittadini dell’Unione Europea,  non è necessario pagare o richiedere un visto, ma questo viene apposto direttamente all’arrivo in uno degli aeroporti internazionali. Tuttavia questa operazione ha richiesto più di un’ora, e la nostra partenza è stata ritardata. Non avevamo idea, inoltre, che le tempistiche stimate dal buon vecchio Google per lo spostamento a Ubud fossero del tutto inattendibili e che invece di poco più di 1 ora di viaggio gli autisti prevedono, a ragione, più di 3 ore. Questo perché il traffico è incredibilmente denso, e non solo nelle vicinanze dell’aeroporto, dove si procede a passo d’uomo, ma anche nelle strade minori.

Viaggiando verso Ubud si nota subito la strana geografia di questo posto. Le strade sono un infinito rettilineo privo di incroci (o quasi) e strade secondarie parallele. Si procede sempre nella stessa direzione, ora tra risaie e campi che costeggiano la stretta strada, ora tra chioschi fumanti di venditori ambulanti sul ciglio, ora tra basse case e negozi in schiera.

Finalmente raggiungiamo il nostro alloggio dove un drink di benvenuto ci accoglie nella hall aperta di questo hotel incastonato nel giardino lussureggiante che incornicia una piscina. Al buio si vedono pochi dettagli, ma l’atmosfera è già magica. Abbiamo riservato una villa con piscina privata: potrebbe suonare pretenzioso, ma i prezzi per concedersi qualche piccolo lusso a Bali sono assolutamente modici, e quindi perché non approfittarne. Le informazioni e le foto del sito dell’hotel, onestamente, non rendevano giustizia a questa sistemazione, ma è davvero un posto da consigliare per godersi appieno il viaggio a Ubud.

HOTEL: Udaya Resort & Spa

Ceniamo in hotel, data l’ora tarda. Il ristorante dell’hotel è molto piacevole, la cena è una buona e comoda soluzione, ma non eccezionale. Serve piatti tipici balinesi, ma anche di cucina internazionale a prezzi modici. Quindi è una buona soluzione quando ci si sente troppo pigri per andare in città, o quando, come noi, si vuole andare a dormire prima possibile per non diventare schiavi del jet lag.

 

GIORNO 3

Bali, Ubud e Tengallalang

Primo vero giorno a Bali. Ci svegliamo di buona lena per partecipare alla lezione di Yoga offerta dall’hotel e poi ci godiamo la colazione, servita al tavolo, davvero eccellente. Il nostro autista ci attende alle 9:00 puntuale per portarci in visita ai templi di Bali. Abbiamo organizzato gli spostamenti su consiglio di amici che ci hanno indicato il nome di una persona affidabile che lavora come autista, ma anche chiedere all’hotel può essere una buona idea. 

Prima meta il tempio Gunug Kawi. Osserviamo attentamente i villaggi che attraversiamo durante il viaggio e dopo circa 1.30 h raggiungiamo il tempio. Schivando le numerose persone che cercano di venderci un sarong per l’ingresso al tempio: bisogna infatti indossare una sorta di pareo per coprire le gambe in segno di rispetto per il luogo sacro, che però viene fornito gratuitamente dai responsabili del tempio all’ingresso. A meno che non vogliate acquistarne uno per pochi Euro e averne uno personale per ogni tempio che visiterete. 

Scendiamo verso la vallata che ospita il tempio, per lo più un recinto sacro costituito da pareti di roccia che circondano una piccola vallata sul fiume, scolpite con grandi statue incassate di divinità hindu. Ci rimettiamo in viaggio verso la seconda tappa della giornata, il tempio Pura Tirta Empul. Si tratta questa volta di un vero e proprio agglomerato di templi nel senso più tradizionale, con numerosi recinti ed edicole per la preghiera. I visitatori non sono ammessi in tutti i recinti, alcuni dei quali sono riservati ai praticanti del culto.

Arriviamo un’ora dopo alla prima delle risaie che visiteremo, Tengallalang. Ci stupisce già la grandezza di questa risaia, incastonata in una valle abbastanza stretta e tortuosa, le cui pareti sono state scavate dai terrazzamenti che la costituiscono. Il sito è pieno di turisti e bisogna farsi strada nella folla di osservatori per addentrarsi nelle risaie. Qui i contadini, che ben hanno intuito il potenziale turistico, hanno approntato dei veri e propri posti di blocco in cui invitano a fare una (obbligatoria e prefissata) offerta per il passaggio tra i vari terrazzamenti. Il tempo non è eccezionale e il grigiore della giornata non ci fa ben apprezzare i colori del paesaggio. Il momento migliore per visitare questo luogo è senz’altro il mattino presto, quando i turisti sono ancora lontani e la luce inonda le risaie che si risvegliano.

Dopo un po’ di su e giù tra i terrazzamenti, riprendiamo la strada verso casa. Decidiamo di fermarci nel centro di Ubud, un pò distante dal nostro hotel, per cenare, dopo aver visto le danze tradizionali balinesi al Palazzo di Ubud.

Abbiamo assistito alla Lelong Dance, una delle tante danze locali che è soprattutto costituita da movimenti repentini del corpo e delle mani e dita, nonché dalla grande espressività degli occhi delle danzatrici. La musica è abbastanza sostenuta e chiassosa. Queste danze sono molto suggestive, ma l’effetto complessivo è più simile a un frastuono incessante che a una melodia orecchiabile. Un po’ frastornati andiamo a cena in un ristorante defilato del centro, dove apprezziamo qualche pietanza a base di tonno che sembra essere qui tra i più buoni della città, prima di rientrare in hotel.

CENA: Tutmak Cafè 

L’hotel non è proprio a portata di passeggiata, quindi contrattiamo il prezzo di un Taxi, molto economico e sicuramente conveniente per spostarsi invece di affittare uno dei diffusissimi scooter che attirano i turisti, ma che vista la pericolosità delle strade e della guida dei balinesi, ci siamo ben guardati dal considerare.

 

GIORNO 4

Bali, Ubud e Jatiluwih

Oggi ci rechiamo al tempio Pura Dalan sul lago Bratan. Il tempio é diverso da quelli visti finora, con tetti a pagoda a più piani galleggiante sulle acque del lago. Il complesso immerso in un giardino lussureggiante è molto suggestivo ma meno spettacolare di quello che sembra nelle foto.

Ci rechiamo subito dopo alle risaie Jatiluwih. Lo spettacolo che ci accoglie fa sembrare le risaie di Tengallalang un giardino domestico, al confronto. Si tratta di una sterminata vallata aperta solcata da terrazzamenti coltivati a riso a perdita d’occhio. Un panorama decisamente suggestivo. Ci perdiamo per qualche ora nei sentieri che solcano le risaie e dopo uno spuntino a base di mango e frutta secca in un piccolo chiosco sui terrazzamenti, torniamo alla vettura e ci rimettiamo in viaggio.

 Anche questa sera ci fermiamo a Ubud per tentare un pò di shopping: vale la pena spendere qualche ora a curiosare nei negozietti della cittadina, che hanno molto da offrire, e, al contrario delle tradizionali distese di souvenir, offrono abiti, attrezzatura da yoga e accessori particolari e alla moda. Ceniamo in un suggestivo ristorante a lume di candela che costeggia una risaia cittadina.

CENA: Three Monkeys

 

GIORNO 5

Bali, Ubud e Panglibaran 

Questa mattina decidiamo di svegliarci prima dell’alba per poter fare un’escursione presso la zona di Campuhan. Si tratta di un crinale che sormonta la vallata ricoperta dalla giungla che costeggia il nostro hotel, una passeggiata di circa 1 h che attraversa villaggi, risaie e un tempio, fino a tornare al centro di Ubud. Alle 5 del mattino un taxi ci attende in hotel per portarci all’inizio della strada di Bangkiam Sidem. Ci facciamo abbandonare dall’autista all’inizio di un villaggio per scattare foto all’alba delle risaie che lo circondano. Proseguiamo a piedi, completamente soli, tra le poche costruzioni del villaggio e poi lungo il crinale, dove, dopo aver albeggiato, ci si presenta una magnifica vista della giungla sottostante. A quest’ora non c’è nessuno, se non qualche runner sparuto che attorno alle 7 inizia a popolare il crinale. Facciamo qualche foto e giungiamo infine al tempio che conclude la passeggiata alle porte di Ubud. Rientriamo in hotel pronti per la colazione.

Ultimo giorno a Bali, e decidiamo di effettuare un’escursione mattutina per poi rientrare al pomeriggio in hotel per approfittare della SPA. Ci rechiamo al tempio madre di Pura Besakih, il più grande e maestoso visto a Bali. Ci accompagnano al tempio a bordo di uno scooter che si arrampica sulla lunga strada in salita che separa il tempio dalla biglietteria. Una guida ci illustra tutte le caratteristiche del luogo, e dopo qualche foto procediamo verso seconda e ultima meta della giornata.

Arriviamo al villaggio tradizionale di Panglibaran. Si tratta di un villaggio perfettamente mantenuto, di struttura tradizionale, con le abitazioni che consistono in una serie a schiera di cortili che racchiudono le tipiche case balinesi, una sequenza di ambienti costituenti ognuno una costruzione autonoma. Le persone che vivono qui accolgono i turisti nelle loro case che sono diventate ormai dei negozietti in cui cercano di vendere quello che possono.

 Nel primo pomeriggio torniamo in hotel, dove ci rilassiamo qualche ora in piscina, prima di recarci nella SPA: anche questo, come gli altri lussi che ci siamo concessi a Bali, è per tutte le tasche. Per poche decine Euro ci si può coccolare nella SPA senza sentirsi in colpa, soprattutto se, come noi, prevedete di trascorrere gran parte del restante viaggio in una spartana tenda da campeggio, o su una barca di pescatori!

GIORNO 6

Bali - Gili Air

Il nostro autista ci preleva alle 11 e ci dirigiamo verso Padangbai, dove attendiamo qualche ora in più del previsto l’arrivo del traghetto per le isole Gili. Traghetto è una decisa esagerazione, diciamo che si tratta più di una modesta imbarcazione, con il “bagagliaio” sul tetto, dove i nostri bagagli vengono lanciati e maldestramente coperti da un telo impermeabile. Il viaggio si rivela turbolento, per così dire. Le onde sbalzano l’aliscafo in alto con tonfi preoccupanti e scricchiolamenti vari della cabina, tanto da chiedersi se resisterà a un viaggio in più. Se soffrite di mal di mare o nausea, decisamente questo spostamento non fa per voi! Anche i più tenaci come noi, hanno avuto seri momenti di tracollo. I reduci del viaggio sbarcano e ci troviamo su un’isola che sembra essere stata ferma per 50 anni. Ci accoglie lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli che trainano i carretti che sono l’unico mezzo con il quale ci si sposta sull’isola.

Attendiamo invano l’accoglienza dell’hotel (non aspettatevi l’ospitalità e la professionalità di Bali, dove chi lavora nel turismo è molto più abituato a soddisfare e curare i clienti), che dopo qualche sollecito arriva. Purtroppo si tratta di un solo ragazzo in bicicletta, chiaramente non sufficiente a trasportare i nostri bagagli, che faremmo difficoltà a trascinare sulle strade polverose e piene di buche dell’isola. Veniamo così caricati su uno di questi carretti il cui cavallo ci traina sballonzolanti per 5 minuti tra le minuscole e sporche strade dell’isola fino all’hotel.

L’accoglienza è un po' demoralizzante: strade dissestate, edifici e baracche fatiscenti, sporcizia dovunque. Per fortuna l’hotel racchiude tra quattro mura un’oasi che impedisce di apprezzare questo contesto primitivo. Ci sistemiamo nelle stanze, e dopo il the del pomeriggio accompagnato da banane fritte e cioccolato, usciamo per fare due passi e procacciarci del cibo. Dopo qualche buco nell’acqua ci fermiamo a cena casualmente in uno dei numerosi ristorantini sul lungomare. L’atmosfera dell’isola è strana ma autentica, e alla sera, quando il buio nasconde la decadenza di alcune zone, è molto piacevole.

HOTEL: Samata Village

 

GIORNO 7-8

Gili Air 

L’hotel in cui alloggiamo è di nuova costruzione, e abbiamo fatto molta fatica a selezionarlo, tra le varie deludenti e anche molto costose alternative che la piccola isola offre. Ci siamo resi conto dalle recensioni online che il boom turistico che ha investito Gili Air negli ultimi anni, ha colto impreparati gli abitanti, che hanno arrangiato strutture di accoglienza senza avere personale con esperienza e le necessarie infrastrutture. L’hotel sembra più datato della realtà, ma comunque si rivela una soluzione abbastanza accogliente per qualche giorno. 

Dopo aver fatto una deludente colazione in hotel, ci muoviamo per trovare una spiaggia. Dopo aver proseguito verso Nord, ci accorgiamo che la costa è di molto migliore nella zona Sud-Est, appena più a Nord del porto, dove trascorriamo la giornata pigramente sdraiati in spiaggia. Il mare offre la possibilità di fare snorkeling a pochi metri dalla spiaggia e di ammirare un panorama di pesci e formazioni sottomarine molto bello.  

Dopo il tramonto ci prepariamo per la cena, che spenderemo a piedi nudi sulla spiaggia nell’unico ristorante che frequenteremo per i giorni successivi.

CENA: Scallywags

Cena a base di pesce fresco grigliato e verdure a volontà. Nell’isola non c’è molto da fare, se non una breve passeggiata dopo cena lungo l’unica strada illuminata e frequentata dopo il tramonto, che forma un anello incompleto lungo la costa.

Le attività da praticare sull’isola si riducono a trascorrere la giornata in spiaggia, tra un po' di sole e un succo di mango, facendo snorkeling per avvistare qualche tartaruga marina. Trascorriamo così un paio di giorni, ma non di più, dato che siamo viaggiatori iperattivi. Ma se volete godervi qualche giorno di mare senza pretese, fatto di relax e cene a lume di candela a piedi nudi sulla sabbia, Gili Air è decisamente un buon posto. Si possono inoltre programmare escursioni in barca per fare immersioni a largo.

 

GIORNO 9

Gili Air - Lombok

Ultima giornata a Gili, ci svegliamo alle 5 per andare a fotografare l’alba sulla spiaggia. Prendiamo stavolta qualche brioche in una buona panetteria e sopperiamo alla pessima colazione dell’hotel.

COLAZIONE: Breadelicious 

Al pomeriggio attendiamo a lungo la barca che dovrà portarci a Lombok, pronti per 3 giorni lontani dalla civiltà. La pazienza è fondamentale, visto che gli orari indicati per i traghetti che servono le Gili, sono decisamente approssimativi. Con un breve viaggio di 10 minuti (fortunatamente meno movimentato dell’andata) raggiungiamo il porto di Bangsal, dove ci attende un autista che ci conduce, dopo 1h30 di viaggio, a Senaru, nella sede dell’associazione Green Rinjani che ci accompagnerà per un trekking di 3 giorni sul Gunung Rinjani, il vulcano dell’isola di Lombok.

Abbiamo organizzato questa avventura attraverso un provider esterno Yellowdoor, che ci ha consigliato quale tipo di attività scegliere, e dato indicazioni sulle attrezzature e la dotazione necessari. Arrivati in ufficio ci viene servita, a un orario insolitamente anticipato, la cena, un nasi goreng davvero eccezionale. Dopo qualche formalità e una lunga e dettagliata spiegazione da parte di una guida su come si svolgeranno i giorni seguenti, veniamo condotti nel nostro hotel. 

Non avevamo idea di come sarebbe stata la sistemazione, che era appannaggio dell’associazione, ma non ci saremmo aspettati quello che abbiamo trovato. Una serie di bungalow a schiera isolati, che contenevano all’interno una spartana stanza da letto con due singoli corredati da coperte non troppo pulite, un lavandino su sfondo verde mela che forse non veniva pulito da un po', e una toilette che potrebbe essere stata la scena del crimine di qualche film sui serial killer dei motel americani, avete presente?

Colature sui muri, piastrelle rotte, una porta da bunker anti-bellico e cemento sul pavimento, per concludere con una folta popolazione di insetti. La più brillante idea della giornata è stata poi cercare di utilizzare un asciuga capelli per mettere in ordine la capigliatura in vista di 3 giorni senza doccia. Ovviamente ho fatto saltare la corrente a tutto il villaggio, e così mi trovo costretta a rinunciare e ad armarmi di spray anti-insetti per irrorare la stanza prima di andare a dormire già vestita e rigorosamente fuori dalle coperte.

n.d.a – A parte il resoconto scherzoso di questa esperienza, e qualche attimo di smarrimento iniziale causato dalle inaspettate condizioni dell’alloggio, si tratta di imprevisti del tutto normali quando si frequentano determinate zone dell’Asia e noi ne eravamo perfettamente consapevoli. Inoltre, stavamo per imbarcarci in un’avventura di 3 giorni in tenda, su un vulcano, senza infrastrutture e comfort, pronti a dormire in una tenda, senza toilette né doccia, mangiando in condizioni di precario igiene. Quindi, se non si è abbastanza avventurosi da prendere con filosofia anche queste situazioni più disagevoli, e considerarle parte di un’esperienza autentica, senza eccedere in lamentele con i propri ospiti e gli organizzatori, il mio consiglio è di evitare di intraprendere questo tipo di esperienze e puntare a qualcosa di più tradizionalmente e confortevolmente turistico.


GIORNO 10

Lombok, Gunung Rinjani

Finalmente è arrivato il mattino e fuggiamo felicemente dal nostro alloggio. Alle 7 ci preleva un autista che ci porta prima in ufficio a lasciare i bagagli non necessari: abbiamo lasciato le nostre valigie portando solo un grande zaino per i vestiti e le scarpe, e uno zaino più piccolo con l’attrezzatura fotografica. Dopo 1h di viaggio arriviamo a Sembalun, località in cui sarebbe iniziato il nostro trekking.  

Qui incontriamo le guide e attendiamo i nostri altri compagni di viaggio, una coppia belga che si rivelerà una piacevolissima compagnia, e una coppia di ragazze australiane, che con berretti, attrezzatura e abbigliamento tecnici, sembrano pronte a scalare il Monte Bianco sponsorizzate da Nike, anche se ci abbandoneranno dopo soli 30 minuti, e ricompariranno solo saltuariamente durante le cene nei giorni successivi o prima di andare a dormire, dopo essere arrivate con svariate ore di ritardo e a fatica in cima al campo base.

A tal proposito, è bene sottolineare che questo trekking è particolarmente impegnativo, anche più di quanto segnalato dalle associazioni che lo organizzano, che ben sottolineano comunque il livello minimo richiesto. Anche se è molto frequentato da turisti più o meno esperti, per arrivare alla fine del percorso bisogna procedere con una certa lena, affrontare una scalata notturna e zone in cui il terreno è molto avverso. Non sono necessarie attrezzature particolari: noi infatti, per non appesantire gli zaini, abbiamo fatto il percorso con delle (buone) scarpe sportive, non necessariamente da montagna. Noi abbiamo già esperienza di trekking, e penso sia di fondamentale importanza: per dirla tutta, io ero una novizia e ho affrontato con fatica la scalata notturna alla cima del vulcano. Nic è un esperto invece, e nonostante ciò potrebbe testimoniarne la difficoltà. Valutate bene quindi il vostro livello di allenamento perché potrebbe rivelarsi un’avventura poco piacevole per chi dovesse incontrare grandi difficoltà. Non ci sono stazioni o villaggi e una volta iniziata la scalata, bisogna arrivare fino alla fine, senza poter beneficiare di aiuti e facilitazioni.

La mattina trascorre facendo trekking in una zona di savana, al sole e tra l’erba dorata. Scopriamo che i nostri viveri e le tende vengono portate fino in cima, per tutti i tre giorni, da portatori che circolano scalzi o in infradito e che trasportano ceste in bambù sulle spalle. Arrivati al primo campo per il pranzo, sembra di aver raggiunto un accampamento di rifugiati. Tutti i portatori dei vari gruppi che scalano il vulcano sono impegnati a cucinare con fornelli da campeggio e grandi wok, nei quali friggono pane, riso, banane, e altri cibi, dei quali non sappiamo se fidarci, viste le condizioni in cui vengono preparati. Ben presto i nostri dubbi vengono fugati dalla bontà del pasto, che sembra incredibile possano aver cucinato in quelle condizioni. Anche in questo caso, dotatevi di elasticità e apertura mentale (e magari di qualche fermento lattico per preparare gli stomaci più delicati) altrimenti sarà difficile godervi appieno la bellezza di questa esperienza, molto spartana, ma decisamente unica!

 Dopo il pranzo mettiamo a dimora degli alberi che l’associazione che ci guida pianta ad ogni trekking come gesto pro-ambiente, e ci avviamo verso il campo base per la notte. La salita è lunga e arriviamo a destinazione intorno alle 16:00. I nostri accompagnatori montano le tende sul crinale di una delle pareti della caldera del vulcano su cui dormiremo. La cena è anche più buona del pranzo e la merenda con banane fritte decisamente soddisfacente.

Passiamo qualche tempo ad osservare un incendio sul versante opposto del cratere, dove teoricamente si trova il nostro campo base per la serata successiva. Si vocifera che non si potrà andare avanti e che si tornerà indietro sullo stesso percorso, con un giorno di anticipo. Andiamo a dormire presto, un po' intristiti dalla notizia, alle 20, poiché abbiamo in programma di svegliarci all’1:30 per scalare fino alla cima del vulcano prima dell’alba.

 GIORNO 11

Lombok, Gunung Rinjani

Infreddoliti ci svegliamo all’ora prefissata e ci prepariamo per la scalata. Vediamo già tante luci lungo il crinale che porta alla cima, e ci affrettiamo a fare colazione con del pane fritto nel cocco con la marmellata (eccezionale) e partire alla volta del summit.

Camminiamo per ore al buio su un terreno molto poco confortevole. Il crinale del vulcano è coperto da un terreno polveroso fatto di ceneri e lapilli che non permette di procedere velocemente poiché a ogni passo si scivola di nuovo verso il basso. Si fa una fatica incredibile, ma pian piano, e con il vento freddo che sferza sempre più forte, ci facciamo strada verso la cima, tra persone fiaccate che rimangono ferme e altre avvolte nelle giacche che dormono a terra. La parte frustrante della scalata è che al buio non si percepisce la lontananza della cima, che sembrava sempre a portata di mano, e in realtà non arrivava mai.

Di circa 200 persone, arriviamo in 20 sulla cima prima dell’alba, mentre gli altri ci raggiungono progressivamente, e ci godiamo questo spettacolo mentre surgeliamo letteralmente. Prima che sorga il sole il clima è davvero ostile, ed è bene essere dotati di abiti molto caldi, molto più dei nostri, un pile, una felpa e una giacca a vento con i quali abbiamo sofferto tantissimo il freddo. L’alba è ovviamente spettacolare vista dall’altezza di 3.762 m s.l.m., che abbiamo raggiunto a fatica. La discesa si rivela molto divertente, poiché la stessa sabbia che ci impediva la salita, adesso facilita molto la discesa libera. Rotoliamo giù quindi, e ci fermiamo ad osservare qualche scimmia lungo il percorso, che ruba il cibo lasciato dalle persone, e il paesaggio lussureggiante, la caldera e il nostro colorato campo base visti dall’alto.

Arrivati al campo ci aspetta la colazione vera e propria. Anche se chiamare colazione un cheeseburger con patatine fritte mangiato alle 9 del mattino, sembra un po' azzardato. Nel frattempo cerchiamo di ripulirci un po' dei chili di terra e polvere che abbiamo in ogni angolo e attendiamo pazienti di sapere se l’incendio si è ritirato tanto da permetterci di proseguire indisturbati con il nostro programma. 

Felici, anche se stanchi morti, possiamo proseguire e ci avviamo verso la prima meta della giornata, il lago sul cratere nel mezzo del vulcano. Scendiamo ripidamente per circa 3 ore verso valle, ci fermiamo per il pranzo, e ci avviamo di nuovo verso il miraggio di una sorgente calda, a 45 gradi, per fare un bagnetto ristoratore, che ci aiuta a sopperire alla mancanza di una doccia e a ripulirci dalla polvere. Dopo aver sobbollito un po' nella hot spring, riprendiamo il cammino, più stanchi di prima: le acque calde ci hanno rilassati così tanto che ci sentiamo senza forze, e ricominciare la scalata verso il versante opposto del cratere sembra anche più faticoso della scalata del mattino. 

Qualche ora di cammino nel bosco e arriviamo in cima. La vista sul cratere, con un fumaiolo centrale ancora attivo, è davvero eccezionale. Anche quassù, qualche foto al tramonto, cena e a letto prestissimo, per riposarci adeguatamente per l’ultima giornata.

 GIORNO 12

Lombok, Gunung Rinjani - Kuta

Ultimo giorno di trekking: il percorso oggi è un po’ diverso, con un paio d’ore di cammino lungo il crinale scoperto, e ancora qualcuna all’interno della giungla. Tra piantagioni di cacao e caffè ci avviciniamo verso il villaggio, dove ci attende l’auto che ci porterà verso la prossima destinazione. Veniamo accompagnati a Kuta, dove ci attende la villa che ci ospiterà per i successivi 3 giorni. Anche qui, abbiamo deciso che dopo 3 giorni immersi nella natura, senza comodità e dopo tanta e intensa attività fisica, avremmo meritato qualche giorno di puro relax e coccole in una lussuosa, anche se relativamente economica, villa da film Hollywoodiano.

Dopo svariate ore di auto nel traffico caotico, troviamo a fatica la villa, dispersa in una zona accanto alla costa, in cima a una salita ripidissima che si inerpica tra le piantagioni di cacao che costeggiano un piccolissimo villaggio. Il panorama è mozzafiato dato che la villa è costruita in cima a un promontorio che offre la vista di tutta la costa a Sud di Kuta. Un posto incredibile, e dopo aver passato gli ultimi giorni a dormire in una tenda senza toilette, sembra tutto un miraggio.

Andiamo a Kuta per la cena, dove ci è stato consigliato un locale Marocchino molto famoso, in cui il pasto si rivela anche molto soddisfacente.

HOTEL: Villa Sorgas | CENA: El Bazar

GIORNO 13

Lombok, Tanjun Aan

Prepariamo le borse e ci dirigiamo verso la spiaggia di Tanjun Aan, una distesa di sabbia finissima e bianchissima praticamente incontaminata. Ad eccezione di un sovradimensionato, anche se comunque sparuto, numero di chioschetti che offrono poco più di qualche sedia a sdraio, la spiaggia è ancora intatta, con pochi esercizi turistici e pochi avventori, il che la rende eccezionale. Lunga a perdita d’occhio, con due baie affiancate e un mare azzurro bellissimo. 

Al pomeriggio siamo rientrati in villa per goderci questa meraviglia, ci siamo rilassati e abbiamo anche goduto di un lungo massaggio balinese tradizionale a domicilio. La cena questa sera ci è stata preparata dal nostro cuoco personale in villa. 

 GIORNO 14

Lombok

Dopo una mattinata trascorsa nella piscina in villa, al primo pomeriggio abbiamo prenotato una lezione di surf. Arriviamo nel villaggio ai piedi della collina su cui sorge la villa, e ci immergiamo in una lezione per principianti con un paio di insegnanti indonesiani. Ci portano con una piccola imbarcazione a provare il surf in una zona con bassissima marea dove cercavano di surfare dei bambini locali, finchè la marea non ci abbandona totalmente e ci costringe a rientrare.

Questa sera dobbiamo (ri)preparare i bagagli, poichè al mattino, alle 4, riprenderemo la nostra strada alla volta dell’aeroporto per imbarcarci sul volo che ci condurrà a Labuan Bajo, un piccolo centro dell’isola di Flores, da cui salperà la nostra barca per Komodo.

GIORNO 15

Lombok - Flores

Ci siamo ben informati sulle compagnie aeree Indonesiane, e le premesse non erano delle migliori. Tutte le compagnie nazionali sono bandite infatti dallo spazio aereo internazionale, data la poca affidabilità dei piloti e i veicoli molto vecchi e poco sicuri. Dopo attente valutazioni, ci siamo affidati a Garuda, la compagnia di bandiera che, nonostante i costi decisamente più alti, aveva recensioni e statistiche più incoraggianti. Con un po' di ansia, quindi, abbiamo preso ben due voli, il primo con destinazione Bali, e il secondo, dopo un’attesa imprevista di 5 ore, per Labuan Bajo.

Senza ulteriori imprevisti, arriviamo a destinazione dove ci aspetta la guida che ci accompagnerà per i successivi 3 giorni. Ci dirigiamo al porto dove ci imbarchiamo sulla nave dei pescatori che ci porterà in giro nell’arcipelago.

Prima tappa, l’isola minuscola di Pulao Kelor, dove facciamo il nostro primo snorkeling. La nostra guida ci invita a spostarci, e dopo qualche minuto in barca, arriviamo in un angolino isolato dell’isola di Nusa Tenggara dove ci tuffiamo prima che tramonti il sole per scoprire un fondale spettacolare, ricchissimo di coralli di ogni colore, e di stelle marine di un blu intenso. Gettiamo l’ancora a largo di Pulau Kalong, dove dopo il tramonto uno stormo di volpi volanti vola verso Nusa Tenggara per trovare cibo durante la notte. Purtroppo non riusciamo a fare nessuna foto o video per via del buio, ma questi animali giganteschi attraversano il cielo in silenzio per circa un’ora.

Dopo una cena a base di verdure e pesce molto buona cucinata dai pescatori che ci ospitano, andiamo a dormire nella nostra cabina spartana con letti a castello (e qualche scarafaggio), entusiasti per il programma della mattina seguente.

ESCURSIONE: Flores Komodo Expedition 

 

GIORNO 16

Komodo

Al mattino presto ci sveglia il motore della barca che riprende il viaggio verso Rinca. Attracchiamo e incontriamo il ranger che ci accompagnerà in un’escursione di un’ora sull’isola per avvistare i draghi di Komodo. Purtroppo l’escursione si rivela un pò deludente, poiché ad eccezione di un bufalo e qualche uccello di terra, non incontriamo varani, se non nei paraggi delle cucine del ristorante.

Sono animali enormi e davvero particolari, ma purtroppo non si riescono ad avvistare nel loro ambiente naturale, e questo rende il tutto meno speciale.

 Torniamo sulla barca e ci muoviamo verso la prossima isola. Attracchiamo a Padar, dove ci arrampichiamo fino alla cima sotto il caldo cocente per ammirare il panorama di questa isola deserta color oro a contrasto con il mare azzurro. Ci conducono su un altro versante dell’isola dove arriviamo nella tanto famosa quanto deludente Pink Beach, il cui sbiadito colore rosa non giustifica la fama. 

Ci fermiamo a pranzo, invece, in un magnifico posto a largo di qualche minuscola e bianca isola deserta e mentre i nostri ospiti cucinano, nuotiamo fino a una microscopica e tranquilla lingua di terra ricca di fauna sottomarina. Nel pomeriggio rientriamo a Komodo dove visitiamo un villaggio di pescatori prima di tornare ad ormeggiare a largo e attendere il buio per consumare la cena.

GIORNO 17

Komodo

Al mattino presto facciamo una nuotata nelle acque fredde per avvistare qualche tartaruga e poi ripartiamo, dopo colazione, verso il cosiddetto Manta Point, dove mentre solchiamo il mare ci tuffiamo concitatamente dalla barca in movimento al primo avvistamento di queste magnifiche creature che nuotano non lontano dal pelo dell’acqua.

Trascorriamo una mezz’ora nuotando nella corrente con le mante e poi torniamo sulla barca e ci godiamo qualche ora di sole prima di arrivare a Gili Lawa, dove ormeggiamo e sbarchiamo per salire fino alla cima più alta con una passeggiata di mezz’ora. Qui ci godiamo un favoloso tramonto sulle isole dell’arcipelago e scendiamo quando ormai è buio, per tornare alla barca.

GIORNO 18

Komodo

Oggi approdiamo all’isola di Kanawa, un’isola privata su cui sorge un resort dove le imbarcazioni turistiche non possono attraccare. Ci tuffiamo dalla barca e nuotiamo fino a riva tra distese di ricci di mare, stelle marine e qualche piccolo squalo.

Trascorriamo qui qualche piacevole ora in spiaggia, prima di risalire sulla barca per tornare a Labuan Bajo. Raccogliamo i bagagli che abbiamo lasciato nell’ufficio della compagnia e ci facciamo accompagnare in aeroporto, dove alle 16:00 prendiamo il volo di rientro per Bali. Attendiamo in aeroporto per ore in attesa del nostro volo che a mezzanotte riparte alla volta di Zurigo.


Questo contenuto NON È SPONSORIZZATO, ma è basato sulla mia genuina esperienza personale. Opinioni positive e negative spontanee, condivisibili o meno, che spero possano aiutare a vivere esperienze di viaggio migliori. I miei consigli sono una guida per accompagnarvi nelle vostre esplorazioni, ma il viaggio vero, lo costruite voi!

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Weekend in Val D'Orcia

Portogallo On the Road

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