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Un Natale ai Caraibi: Messico e Cuba

Un Natale ai Caraibi: Messico e Cuba

23 DICEMBRE 2016 - 8 GENNAIO 2017

GIORNO 1

Zurigo - Cancun

Chi non ha mai desiderato passare al caldo il freddo periodo natalizio Europeo. Quest’anno abbiamo preso coraggio, bandito (o quasi) i panettoni, le lucine natalizie e i maglioni con le renne e abbiamo prenotato un volo per il Messico, con seconda tappa a Cuba in occasione del Capodanno. Non abbiamo resistito però ad acquistare un pandoro e un panettone formato mini da infilare furtivamente in valigia, prima di prendere il volo che ci avrebbe portati da Zurigo nel soleggiato Messico.

Ci imbarchiamo alle 11 su un volo Condor, diretti a Cancun con scalo a Francoforte, esperienza tutt’altro che memorabile data la qualità decisamente scadente del volo, dell’aeromobile, dei servizi a bordo. Dopo circa 13 ore di volo atterriamo a Cancun. Sono le 21 e ci attende un mini-van, precedentemente prenotato tramite Suntransfers, per scortarci al nostro alloggio.

Veniamo lasciati davanti alla nostra sistemazione, un Airbnb nel quale trascorreremo un paio di notti (Bonampak 185, Cancun, Quintana Roo 77500, Messico) ospitati dalla signora Gloria. Dati i prezzi di una vacanza organizzata durante il periodo natalizio, abbiamo deciso di risparmiare un po’ su alcuni alloggi, e quello di Cancun si rivela abbastanza spartano, anche se dignitoso.

Andiamo a dormire per aggirare il jet lag.

 

GIORNO 2

Cancun, Isla Mujeres

Ci svegliamo prontissimi alla nostra prima giornata messicana. Usciamo e ci godiamo le strade enormi e umide, la vegetazione rigogliosa in ogni aiuola e tutto il contesto estremamente curato e ordinato, nonostante le case disabitate e abbandonate del distretto in cui ci troviamo.

Con un po’ di fatica, cerchiamo di trovare un autobus che dovrebbe portarci al molo dal quale imbarcarci per l’Isla Mujeres, dove vorremmo trascorrere la nostra prima giornata di mare. Ci perdiamo nei vialoni deserti e pieni di bizzarre decorazioni natalizie decontestualizzate, come abeti giganti pacchianamente decorati e sculture luminose di Babbo Natale, in contrasto con il clima caldo e umido, e dopo aver tentato di salire più o meno su tutti i bus di Cancun, ci decidiamo a prendere un taxi cadente nella affollatissima stazione. Per pochi euro ci accompagna al porto dal quale ci imbarchiamo per l’isola.

Sul traghetto incontriamo una famiglia di inglesi con 3 bambini e papà che vanno a fare snorkeling e ci uniamo a loro per dividere un taxi fino a una spiaggetta privata dove ci rilassiamo per questa prima giornata e mangiamo vista mare il nostro micro-pandoro della Vigilia. Oltre a nuotare con dei pesci famelici a cui diamo da mangiare del cibo in vendita in spiaggia, non c’è molto altro da vedere in acqua, poiché il mare è di un azzurro particolarmente torbido. Trascorriamo una mezza giornata sulla spiaggetta privata in compagnia di gigantesche iguane che prendono il sole e rubano guacamole dai piatti degli incauti turisti.

Nel pomeriggio andiamo a goderci il primo pasto messicano. Ci infiliamo in una bettola colorata e tutt’altro che pulita e ordiniamo nachos con formaggio e burritos. Dopo essere sopravvissuti alla salsa di peperoncini gialli più piccante che io abbia mai assaggiato, ci dirigiamo a Playa Norte, una spiaggia molto ampia piena di palme e di persone, dove ci godiamo le ultime ore di sole, sorseggiando un frullato di mango e oscillando al tramonto in un’altalena-bar dove, in videochiamata, facciamo gli auguri alle nostre famiglie riunite davanti al cenone della Vigilia.

Dopo una birra e qualche foto, torniamo verso il porto, dove prima di imbarcarci, ci fermiamo a cenare con un po’ di riso e pesce in riva al mare, a piedi nudi sulla spiaggia. Torniamo con l’ultimo traghetto a Cancun.

PRANZO: La Lomita | DRINK: Buho's | CENA: Mininos

 GIORNO 3

Cancun - Tulum

Come abbiamo trascorso il Natale? In parte su un autobus diretto a Tulum, che dopo qualche ora ci fa sbarcare in questa città inesistente, fatta di case bassissime tanto da riuscire a vedere l’orizzonte dopo la città, strade deserte e il nostro colorato hotel.

HOTEL: Itour Messico Tulum

Lasciamo gli zaini in una graziosa cameretta affacciata sul cortile interno di questo hotel all’aria aperta , e andiamo a prendere un colectivo (minivan che fanno avanti e indietro prelevando le persone sulla strada e scaricandole dove desiderano andare) per il Cenote dos Ojos. Si tratta di grotte subacquee, di acqua dolce, nelle quali si scende da un oculo aperto nel terreno che ha funzionato nei secoli da vasca di raccolta dell’acqua piovana, e che si stima formino una rete di tunnel sotterranei grande quanto il Messico, ritenuta da qualcuno essere il passaggio per il mondo degli inferi, da altri il risultato della collisione dell’asteroide che innescò la glaciazione qualche decina di migliaia di anni fa.

Ci tuffiamo in queste pozze di acqua di un azzurro brillante, e facciamo un tour subacqueo con una guida che ci fa entrare nelle grotte, dove tra stalattiti appese sulla testa, e stalagmiti che popolano il fondale c’è appena lo spazio per nuotare fino a una caverna piena di pipistrelli. Un posto bellissimo, dove ci tratteniamo qualche ora prima di tornare a Tulum. Le acque sono molto fredde, e vi consigliamo di indossare una delle mute offerte dalle guide.

Prendiamo delle bici dal nostro hotel e pedaliamo fino alla costa dove ci ritagliamo un angolino di mare dal quale guardare il tramonto davanti a un guacamole incredibile e un margarita con sale rosso ancora più eccezionale.

CAFFÈ: Hotel Piedra Escondida 

GIORNO 4

Tulum - Merida

Facciamo colazione presto in hotel. I proprietari sono italiani e questo si nota dalla colazione continentale che ci viene servita, con tanto di brioche calda.

Prendiamo di nuovo le nostre bici e stavolta percorriamo tutta la costa in cerca del sito delle rovine Maya di Tulum. Si tratta di un’area coperta dai resti, molto ben conservati, di templi e abitazioni dell’epoca, che punteggiano verdeggianti prati su una scogliera affacciata su un mare turchese in agitazione. Il vento porta la brezza marina tra i ruderi e le palme e anche se pieno di turisti, questo posto è molto suggestivo. Finiamo la nostra visita e riprendiamo le bici, percorrendo la strana strada circondata da giungla che dopo qualche chilometro arriva alla zona turistica costiera.

Quasi per caso, ci fermiamo in una spiaggia attrezzata che sembra ispirarci, che solo dopo scopriamo essere quella più famosa della costiera Maya, la Playa Paraiso. E qui, tra un succo di mango e un guacamole, mangiamo il nostro panettoncino natalizio, con i piedi immersi nella sabbia bianca, ammirando le palme altissime e il mare turchese che fa da sfondo.

Nel primo pomeriggio, torniamo in hotel, dove impacchettiamo le nostre cose e ci prepariamo ad andare a prendere un altro autobus alla volta di Merida. Diventiamo un po’ meno tranquilli quando ci rendiamo conto che il bus che avremmo dovuto prendere è pieno e non è possibile prenotare nessun altro autobus per Merida nello stesso pomeriggio.

Nel panico ci dirigiamo verso la stazione degli autobus, che sembra non arrivare mai e una volta a destinazione, in coda con famiglie messicane in viaggio per il Natale, riusciamo a strappare miracolosamente due posti in un bus nel tardo pomeriggio. Sollevati facciamo quattro (faticosissimi) passi con il pesante zaino in spalla in questo posto stranissimo, con una strada abbastanza larga, circondata da lavori in corso ininterrotti per costruire marciapiedi e fermate del bus, e affiancata da tantissimi bassissimi negozietti e ristoranti.

Sebbene la cittadina non sia certo esteticamente bella, troviamo un angolino di cui ci innamoriamo, un minuscolo (e ovviamente sporchissimo) locale dove si servono all’aria aperta, in una specie di garage attrezzato con cucina e tavoloni da sagra di paese, i tacos più buoni ed economici che abbiamo mangiato. Sono mini tortillas, riempite con carni varie, sulle quali aggiungere qualsiasi sorta di salsa da un buffet straripante di guacamole e cipolle. Per circa 7 € in 2, inclusa mancia, abbiamo mangiato tantissimi tacos, e ci siamo rimpinzati in vista del viaggio in autobus verso Merida.

Finalmente saliamo a bordo, e a tardissima sera arriviamo alla nostra destinazione. L’hotel sembra più lussuoso di quanto il prezzo facesse supporre. La stanza è gigantesca, e il letto, sempre rigorosamente studiato per persone alte non più di 1.70 m, ma stavolta largo almeno 4 piazze, con aggiunta di bagno, antibagno, salottino e ingresso. Ci godiamo una doccia e un meritato riposo.

CENA: Antojitos la Chiapaneca | HOTEL: Gamma Fiesta Inn

 

GIORNO 5

Merida - Campeche

Lasciamo le valigie pronte in hotel e ci dirigiamo in centro alla ricerca di una colazione. Non troviamo che un vecchissimo forno con qualche pagnotta dolce, e ci accontentiamo che quanto meno sembri pulito, se non particolarmente invitante.

Facciamo un giro per la città, che a parte qualche stradina con edifici colorati, e un vialone con ville coloniali, quasi tutte abbandonate, pullula di zone deserte con case disabitate e saracinesche abbassate. Camminiamo per la città e visitiamo un mercato abbastanza pittoresco, dove tra polli e galline che starnazzano, si mangiano ceviche e tacos. Il mercato del pesce è molto simpatico, con varietà sconosciute e anche qualche piccolo squalo pronto per essere grigliato. Ci facciamo strada tra montagne di jalapenos e banane, e acquistiamo qualche frutto. Pranziamo con una sopa de lima in una bettola nel centro: scopriamo con nostra somma sorpresa che ai messicani, con il caldo asfissiante, piace mangiare brodo di pollo bollente, con una spruzzata di lime. Tutto quadra visto che indossano anche giacche di piuma e maglioni neri pesanti come fossimo ad Aspen.

Dopo aver visitato qualche edificio nobiliare, riprendiamo i nostri zaini e ci dirigiamo alla lontanissima stazione degli autobus per salire a bordo alla volta di Campeche. Arriviamo verso le 21 e prima di tutto facciamo una sosta in un ristorante per rifocillarci, dopo la giornata a digiuno. Mangiamo pesce e abbastanza soddisfatti prendiamo un taxi per andare nel nostro hotel, situato sulla riviera un po’ fuori dalla cittadina.

CENA: Marganzo

Arrivati alle 23 scopriamo con nostra somma gioia che la nostra camera, per qualche problema con la carta di credito, e senza preavviso alcuno, è stata data via e che non c’è altra possibilità di alloggio. Fortunatamente, condivide la nostra stessa sorte una coppia di messicani, che al contrario della receptionist, parla inglese e riusciamo a comunicare meglio che da soli. Dopo due ore passate a chiamare tutti gli hotel della zona, tutti pieni ovviamente, e a comunicare con il centralino di Booking.com per cercare di capire se mai ci rimborseranno un hotel di rimpiazzo, ci facciamo accompagnare in centro in un hotel che sembrerebbe essere libero.

All’una di notte, ci troviamo a vagare per il centro di Campeche, senza alloggio, dato che anche questo hotel si rivela al completo. Dopo un tentativo in una bettola alla quale ci hanno indirizzati, dove un assonnato signore scende in pantofole da una casina molto poco invitante per aprirci e offrirci un divano letto nella sua piccola stanza, il receptionist dell’ultimo hotel ci aiuta e fa qualche telefonata, fino a trovarci un posto in un Boutique hotel, alquanto costoso, nel quale ci rechiamo sperando con tutto il cuore che Booking ci rimborsi le spese. D’altronde, questa sarebbe stata l’ultima notte in un hotel prima di trascorrere qualche giorno a dormire negli autobus notturni alla volta del Chiapas e decidiamo di godercela più possibile.

Il boutique hotel in cui finiamo per alloggiare è eccezionale, ricavato in una storica casa coloniale, con cortile interno, camere affacciate sulla balconata e arredate con elegantissimi mobili d’epoca, un bagno confortevolissimo e un letto a baldacchino da re. Ci gustiamo questa fortuna e dopo aver fatto uno spuntino notturno, e esserci lavati e profumati, andiamo finalmente a dormire all’alba delle 3. Nota: siamo stati completamente rimborsati da Booking per questo inconveniente!

HOTEL: Casa Don Gustavo

GIORNO 6

Campeche - Palenque

Ci svegliamo nella nostra reggia, e andiamo a fare colazione, a base di frutta fresca, marmellate, e altre delizie nel cortile dell’hotel, dove incontriamo anche la sfortunata coppia di Messicani che come noi erano stati sfrattati dall’hotel prenotato in precedenza.

Dedichiamo la giornata a visitare questa cittadina, piccolissima ma di gran lunga la più bella che abbiamo visitato in Messico. Un dedalo di stradine racchiuse tra le mura, affiancate da bassi edifici coloratissimi, alcuni deserti, alcuni pieni di vita e negozietti. Pranziamo in una sorta di bistrot a base di enchiladas e guacamole, e aspettiamo sera ciondolando per la città, e sorseggiando un po’ di cioccolata fredda alla menta in una cioccolateria Maya.

PRANZO: Luz de Luna | CAFFÈ: Chocol Hà

Prima di partire, cerchiamo un posto per uno spuntino serale, sorseggiando un margarita su una balconata che affaccia sulla piazza principale illuminata.

A tarda sera, prendiamo il bus che ci porterà nel Chiapas per visitare il sito Maya di Palenque. Trascorriamo la nottata sul bus, meglio di quanto si potrebbe pensare, visti i sedili morbidissimi e super reclinabili sui quali si riesce a dormire abbastanza comodamente. Un cambio notturno in una stazione sperduta, il tempo di fare tappa in uno dei precari bagni a gettoni del terminal, e riprendiamo verso Palenque, dove approdiamo al mattino, non proprio riposati, ma sufficientemente attivi.

 

GIORNO 7

Palenque - Chichèn Itza

Prima tappa del mattino, bagno a gettoni, dove ci laviamo con qualche salvietta umida, ci pettiniamo alla meno peggio, e ci cambiamo di abiti pronti per la giornata. Seconda tappa, lo shop del terminal, per comprare delle chips di banane che fungeranno da colazione, insieme a dei biscotti al cioccolato raccattati in una sorta di autogrill. Ci affidiamo a un tour operator della zona, e andiamo in minivan al sito storico di Palenque.

Questo posto è meraviglioso, di gran lunga le rovine più suggestive che abbiamo visitato. Un agglomerato di piramidi a gradoni e altri edifici sparsi su piccoli rilievi in una radura nella fitta giungla. Vegetazione lussureggiante che avvolge le pietre e crea uno sfondo magico al sito archeologico. A parte l’umidità del 200%, il posto è favoloso.

Ci accompagnano quindi a vedere le cascate Agua Azul, dove arriviamo dopo un bel viaggio che ci ha permesso di osservare la regione, ricoperta da foreste di palme e giungla, interrotte da qualche sparuto agglomerato di baracche popolate da persone in condizioni di indigenza, senza acqua corrente, con bambini nudi che fanno il bagno nelle tinozze e donne cariche di vestiti che cercano di vendere ai passanti qualche abito folcloristico. Le cascate si trovano in una radura che è stata letteralmente invasa da bancarelle con oggetti di artigianato di ogni genere. 

Tornati a Palenque, facciamo una cena al volo, non particolarmente eccezionale, in un ristorantino messicano e poi riprendiamo il bus alla volta di Chichen Itza.

CENA: Restaurant Las Tinajas

GIORNO 8

Chichèn Itza - Cancun

Nottata sul bus, tappa nel bagno a gettoni...tutto come sopra. E anche oggi “freschi e riposati”, siamo pronti per andare in visita al nostro ultimo sito Maya.

Spettacolari piramidi a gradoni popolano una radura pianeggiante, del tutto diversa dal sito del giorno precedente. Clima arido e caldo, erba secca e pochi alberi che riparano dal sole caldissimo. Le rovine meritano una visita ma non ci hanno lasciati stupiti come quelle di Palenque. Passiamo la mattinata nel sito storico, e pranziamo, inaspettatamente con molta soddisfazione, nel ristorante del museo. E di nuovo siamo pronti per salire su un autobus, stavolta l’ultimo, alla volta di Cancun.

PRANZO: Oxtun

Arriviamo a sera in città, dove ci facciamo accompagnare da un tassista nel nostro alloggio. Ancora un Airbnb, stavolta però le premesse sono subito diverse. Entriamo in un quartiere residenziale, con sbarra all’ingresso e guardiano, e scopriamo che il nostro alloggio è una camera con bagno in una villa da ricconi con piscina in questo sobborgo privilegiato di Cancun. Cancun non offre nulla di speciale, se non un denso centro abitato, pieno di hotel, ristoranti e attività votate al turismo.

Usciamo per fare due passi e procacciarci del cibo, e troviamo un localino con musica dal vivo, fili di lampadine country e tavoli su balconi di legno. Peccato non aver scoperto questo posto prima, poiché mangiamo divinamente, oltre a favolosi margaritas, dei camarones al coco che ci lasciano senza fiato.  Finalmente andiamo a dormire in un vero letto, anche se molto presto, al mattino, ci aspetta il nostro padrone di casa che ci accompagna in aeroporto dove ci prepariamo eccitati a imbarcarci per Cuba!

 CENA:  Marakame Cafè

 

GIORNO 9

Cancun - L’Avana

All’arrivo all’Aeroporto José Martí di Habana, l’inefficienza che caratterizza Cuba ci ha subito travolti con una interminabile fila di viaggiatori in attesa davanti alla cadeca dell’Aeroporto, per il cambio della valuta. L’attesa é durata più di un’ora, non tanto per la quantità di gente in coda, quanto per lo più per l’inspiegabile lentezza nelle operazioni di cambio, lunghissime, anche per pochi spiccioli. Una volta procurata una sufficiente quantità di Pesos Convertibles, ci avviamo verso il centro città con il nostro personale tassista, probabilmente un amico di famiglia dei nostri ospiti che per 30 sonanti Pesos (ca. 30$) ci conduce verso l’alloggio con una sgangherata auto di produzione indiana degli anni '50, senza cinture di sicurezza, senza specchietti retrovisori e senza tachimetro.

Il viaggio dall’aeroporto dura circa mezz’ora, tempo durante il quale abbiamo occasione di fare una piacevole chiacchierata con il nostro chauffeur sulla situazione cubana. La conversazione è molto piacevole, ma ci zittiamo quando entriamo in città e la nostra attenzione viene attirata da questo bizzarro agglomerato di edifici coloniali maestosi e fatiscenti, dalle montagne di immondizia che giacciono agli incroci delle strade, dalla presenza di persone sedute davanti alle case che osservano le altre persone sedute o di passaggio.

Finalmente arriviamo a destinazione. Veniamo accolti dalla padrona di casa, una grassoccia signora in grembiule che ci scorta in questo edificio che sembra a malapena stare in piedi. Sarà l’intonaco scrostato, i fili elettrici che penzolano sulla facciata, o le 5 persone che popolano un ingresso/salotto/cucina/dormitorio, ma il nostro alloggio non ci ispira molta fiducia. Veniamo accompagnati al piano superiore, dove in effetti ci aspetta una dependance niente affatto male considerato il contesto. A parte l’assenza di vetri alle finestre, oscurate da lamelle fisse che lasciano passare l’aria e poca luce, gli specchi sui soffitti e una doccia con fili elettrici a vista per riscaldare l’acqua, in fondo questo posto non sembra male. Ci cambiamo e decidiamo di uscire, sia per iniziare ad esplorare la città, sia per cercare di prenotare un autobus che ci porti alla meta successiva e per fare delle escursioni dei dintorni dell'Avana, visto che questo sembrava impossibile da fare tramite internet.

Troviamo un’agenzia di viaggio per fare le prenotazioni, e iniziamo a scontrarci con la frustrazione di essere un turista a Cuba. Le agenzie oggi hanno già chiuso essendo l’ultimo dell’anno, e ci invitano a tornare dopo qualche giorno per vedere se c’è qualche posto libero in qualche escursione. Al quinto tentativo, capiamo che rispettare i nostri piani sarà molto difficile in questo posto. E ci arrendiamo a non poter prenotare alcuno spostamento o attività.

Facciamo un giro turistico allora, e a parte le zone periferiche solcate da grandi viali che portano ai monumenti della Rivoluzione, la zona del Centro Habana continua a manifestarsi assurda. Nessun negozio, nessun supermercato, musica assordante dovunque proveniente da improbabili giganteschi impianti Hi-Fi appoggiati alle finestre delle case. Persone che fanno la fila per acquistare degli alcolici nell’unico posto che sembra essere una sorta di negozio, e qualche negozio chiuso con banconi desolati senza articoli da vendere. L’atmosfera sembra davvero poco rassicurante, ci sembra di avere tutti gli occhi addosso, e abbiamo quasi timore di fotografare in giro. Non riusciamo neppure a trovare un posto dove comprare una bottiglia d’acqua, e così dopo aver girovagato invano ci accontentiamo della bottiglia lasciata dalla padrona di casa, ovviamente non sigillata, dalla quale beviamo timorosi di aver vanificato ogni sforzo di bere acqua in bottiglia in Messico.

Ci scrolliamo di dosso la delusione di questo primo pomeriggio e ci prepariamo per la serata di Capodanno. Abbiamo in programma di incontrare alcuni amici che si trovano casualmente lì in concomitanza con noi e di festeggiare il Capodanno insieme. Usciamo di casa pronti per la serata e ci accompagnano musica sempre più forte, danze improvvisate per strada e falò accesi in bidoni di metallo da benzinaio tagliati a metà e usati come braciere per arrostire maialini che girano su spiedi giganti.

La musica e il profumo di arrosto ci rassicurano un po' poiché l’atmosfera sembra più rilassata di quella del pomeriggio e il buio fa notare meno il disfacimento di questa città. Incontriamo i nostri amici che ci portano a mangiare in un paladar, una sorta di trattorie a conduzione familiare ricavate nei cortili, balconi o nelle case stesse delle persone che iniziano ad avere a che fare con i turisti degli ultimi anni. Attraversiamo una scalinata pericolante e arriviamo su una balconata di un cortile interno di una casa, sul quale sono arrangiati alcuni tavoli con pochi avventori. Ci viene servito un piatto di carne e riso con fagioli, insieme a un Mojito torbido che costituiscono il nostro cenone di Capodanno.

Con un po' di dispiacere per aver speso tantissimo per la serata, trascorriamo il Capodanno alla Casa da Musica, tra ricchi cubani ben vestiti e tantissima gente ammassata senza neanche lo spazio per ballare la musica cubana dal vivo che veniva suonata dalla band. Dopo una folle corsa in taxi lungo il Malecon (il lungomare), senza cinture, e rimbalzando sui sedili con le molle di una vecchia Cadillac, arriviamo indenni in centro e ci congediamo , per finire la nostra prima serata del 2017 in compagnia di qualche insetto indesiderato nella nostra Casa Particular.

 CASA PARTICULAR: Hostal Calvo

GIORNO 10 

L’Avana 

Ci svegliamo con calma e facciamo una modesta colazione a base di uova e frutta nella cucina dove apparentemente qualcuno della famiglia ha speso la notte su un materasso sul pavimento per permetterci di dormire al piano di sopra. 

Spendiamo le prime ore a cercare un'agenzia disposta a venderci un tour, per qualsiasi posto, a questo punto. Giriamo tutti gli hotel di Habana che ospitano le cosiddette agenzie turistiche ufficiali, e veniamo rimbalzati da impiegati impigriti che non hanno accesso a internet e alle disponibilità dei tour, ma passano il tempo a telefonare per vedere se c’è qualcosa che parte per qualche giorno dopo. Ovviamente noi abbiamo delle prenotazioni per gli hotel dei giorni successivi, e non possiamo permetterci di aspettare qualche giorno che qualcuno ci faccia il favore di portarci in qualche posto a caso.

Rinunciamo e delusi torniamo in Centro Habana per prendere i nostri bagagli e spostarci nel prossimo alloggio. Avevamo scelto due alloggi diversi causa indisponibilità e questo secondo si trova nel quartiere di Habana Vieja. Con nostra sorpresa si tratta di un alloggio davvero grazioso, ristrutturato, e tenuto da una cubana che ha vissuto la sua vita in Francia, quindi con standard decisamente più alti, e a prova di insetti.

Altra gradevole sorpresa, il quartiere in cui ci troviamo è molto più piacevole, e a parte qualche vicolo che sembra essere una estensione del Centro Habana, il resto è accuratamente ristrutturato e pronto ad accogliere le orde di turisti che scendono allegre dalle enormi navi da crociera ormeggiate al porto poco lontano. Qui tutto sembrerebbe più autentico, o meglio, più rispondente all’idea di autenticità che da europei ci siamo fatti dell'Avana: gruppi improvvisati di musicisti inebriano i passanti con qualche malinconico canto cubano, anziane donne fumano ai lati delle strade enormi sigari e il minuscolo locale La Bodeguita del Medio pullula di turisti che sorseggiano un Mojito e ascoltano musica dal vivo. Tutto bellissimo, se non fosse che appena qualche vicolo più in là, se ci si allontana dalle strade più note e battute, tornano a troneggiare gli edifici fatiscenti e la sporcizia nelle strade.

La sera facciamo difficoltà a trovare un posto dove cenare, sia per i prezzi spropositati, sia perché gli ospiti delle crociere affollano il centro senza lasciare spazio nei ristoranti. Infine aspettiamo in coda che si liberi un posto in un locale che sembra avere prezzi più modesti, ed essere più nascosto alla folla, quindi meno turistico. L’attesa è interminabile, anche per avere la cena, e i piatti non degni di nota, ma almeno riusciamo a mangiare qualcosa e soprattutto a bere dell’acqua in bottiglia.

Per il giorno successivo, finalmente, siamo riusciti ad organizzare una gita fuori porta. La nostra ospite ha contattato un suo amico tassista che per “soli” 150 Pesos, ci accompagnerà per tutta la giornata nella zona di Viñales.

HOTEL: La Estrella Habana Vieja

 

GIORNO 11

L’Avana - Viñales - L'Avana

Il nostro guidatore ci aspetta presto al mattino e partiamo alla volta di Viñales. Tra una chiacchiera e l’altra con il nostro autista, e viaggiando ad alta velocità nell’unica autostrada di Cuba, frequentata da autocarri, collectivos ricavati da autocarri russi della II Guerra Mondiale, contadini a cavallo, carretti con asini, e una mole di persone che si lancia in strada per fare autostop, ci ritroviamo nella Valle de Viñales, una distesa di terra color ruggine punteggiata da immensi mogotes, montagne di terra dai crinali morbidi e sinuosi che si estendono a perdita d’occhio.

Miguel prova a portarci in qualche postazione turistica, ma infastiditi da questa forzatura e desiderosi di esplorare un po' la vallata, ci facciamo abbandonare in mezzo a un incrocio, dove vediamo una stradina che si addentra verso i campi, e concordiamo un punto di arrivo qualche ora dopo per rincontrarci. Finalmente riusciamo a fare qualcosa che avevamo in programma, e soprattutto niente di turistico. La delusione di non aver potuto partecipare a un tour organizzato fa spazio all’orgoglio di essere riusciti a fare qualcosa di autentico e molto più suggestivo.

Passeggiamo nella valle, tra le stradine che attraversano i campi di terra rossissima coltivati con piantagioni di tabacco. Sembra di essere tornati agli anni 30: incontriamo animali da fattoria liberi sulla strada e contadini che passano a cavallo o in carretto, altri che arano i campi con aratri in ferro trascinati dai buoi, e qualche guajiro seduto su una tipica sedia a dondolo fuori dalla sua casetta colorata accanto a un casco di banane appeso. Ci perdiamo tra i campi e tra i mogotes, troviamo qualche pianta di caffè e ci godiamo la giornata di sole. A intuito e dopo qualche deviazione imprevista, troviamo l’uscita della valle e il nostro autista che ci aspetta. 

Facciamo una tappa a Viñales, il paesino, che consta di una strada costeggiata da casine colorate in legno con portici in stile far west, rigorosamente con sedia a dondolo, e infine rientriamo a L’Avana.

GIORNO 12

L’Avana - Cienfuegos

È il momento di partire, salutiamo la nostra ospite e ci accordiamo per dormire di nuovo lì la nostra ultima sera a Cuba. Abbiamo infatti cambiato programma, e sebbene le agenzie di viaggio siano contro di noi, siamo decisi a trovare qualcuno che ci venda un passaggio in bus e una stanza in hotel a Cayo Coco per vedere finalmente una spiaggia caraibica prima di ripartire. Abbiamo quindi acquistato un biglietto del bus di ritorno da Cayo Coco a L'Avana per il giorno prima della partenza, in modo da assicurarci quantomeno di non perdere il volo intercontinentale, e disposti a buttar via i soldi di questo trasporto nel caso in cui non riusciremo a raggiungere il Cayo.

Prendiamo il nostro autobus, decisamente più scomodo di quelli messicani, e con un’orda di altri turisti ci dirigiamo a Cienfuegos. Arriviamo in questo villaggio e andiamo a prendere possesso della nostra camera. La casa dove alloggiamo consta di un cortile e qualche camera ricavata attorno ad esso, ma non sembra male. Usciamo intenzionati a cercare di comprare un biglietto per Trinidad prima di visitare il centro.

Il pomeriggio trascorre letteralmente correndo tra la stazione dei bus, le varie agenzie, e la stazione dei bus di nuovo, dove ci decidiamo a comprare un biglietto per l’autobus di linea da Trinidad a Ciego de Avila (il posto più “vicino” al Cayo dove arrivi un bus di linea disponibile) per il giorno successivo al nostro pernottamento a Trinidad e un hotel a Cayo Coco, l’unico che sembra avere ancora posto, davvero carissimo. Di nuovo disperati, decidiamo di prenotare un taxi per Trinidad, con l’aiuto del nostro padrone di casa, e poi guardiamo le poche case che costituiscono il paese, non di particolare interesse, ma con nostra somma sorpresa, notiamo qui i primi negozi di vestiti e altri generi di prima necessità: qualche saponetta, dentifricio, ma nulla di più.

Su consiglio delle recensioni che abbiamo trovato, ci affidiamo al padrone di casa, cuoco di professione, per farci cucinare per cena delle aragoste davvero eccezionali, pagate 15 $ l’una: non economico come si raccontava di Cuba, ma decisamente conveniente per gli standard europei.

 

GIORNO 13

Cienfuegos - Trinidad

Partiamo al mattino con il nostro taxi per Trinidad. Arriviamo in questo villaggio, molto carino, gremito di case colorate, dove però, ovviamente, troviamo subito un problema ad aspettarci. A quanto pare il bagno della nostra abitazione non funziona e ci spediscono nella casa di qualche amica della padrona. Fortunatamente non sembra male e ci consoliamo della sventura prendendo un taxi in condivisione con due ragazzi italiani per recarci alla Playa Ancon. Ci aspettavamo una paradisiaca spiaggia caraibica, ma ne rimaniamo delusi. Ci concediamo comunque un bagno e qualche ora di sole prima di avventurarci ad esplorare il centro.

Questa cittadina è davvero suggestiva, soprattutto di sera, quando i colori delle case vengono accesi dai lampioni arancioni. Prendiamo un drink in un pittoresco bar del centro per assaggiare il liquore locale e ceniamo in un ristorante consigliatoci dalla padrona di casa, niente di eccezionale come il resto, e torniamo a casa pronti a preparare le valigie per cercare di arrivare al Cayo Coco il giorno successivo. 

BAR: La Canchanchara

GIORNO 14

Trinidad - Cayo Coco

Prendiamo il bus che ci porta a Ciego de Avila e da qui fortunatamente troviamo due ragazzi che vanno al Cayo, disposti a dividere con noi l’unico mezzo di trasporto per raggiungerlo, un taxi. La macchina, rigorosamente anni 50, senza cinture e con standard di sicurezza inesistenti, sfreccia verso il Cayo, che è separato dall’isola principale da una strada che attraversa il mare con posto di blocco dove controllano che solo i cittadini non cubani accedano alle isole.

Arriviamo finalmente al nostro hotel, che sembra molto lussuoso finchè non raggiungiamo le camere. Si tratta infatti di un vecchio hotel a 4 stelle, probabilmente lasciato intatto dagli anni 80 dove le camere sono di standard bassissimi e il resort è in parte abbandonato, con palafitte costruite in mezzo a una laguna che separa la struttura dalla minuscola spiaggia. Siamo costretti a cambiare camera poiché la doccia non funziona, e la frustrazione finisce di salire quando ci accorgiamo che neanche la formula all-inclusive può ripagarci delle fatiche e dei soldi spesi, visto che il ristorante ha standard altrettanto bassi. 

HOTEL: Iberostar Mojito Cayo Coco 

GIORNO 15

Cayo Coco

Oggi siamo decisi ad esplorare la spiaggia più bella del Cayo, e prendiamo un bus che dopo tanto, tanto, tanto tempo, e dopo aver racimolato tutti gli occidentali di tutti gli hotel delle isole che compongono il Cayo, arriva finalmente a destinazione a Cayo Guillermo. La spiaggia è vastissima, bianca e il mare turchino. 

Ovviamente le disavventure non finiscono qui. Infatti, il nostro biglietto di ritorno per L'Avana doveva essere confermato telefonicamente alla compagnia tramite le agenzie di viaggio degli hotel, poiché avremmo dovuto comunicare in quale hotel alloggiavamo per farci venire a prendere. Il nostro hotel al mattino è tutt’altro che disposto ad aiutarci, e così per timore di perdere l’unico bus vitale della nostra vacanza, io faccio circa un’ora di acqua-gym camminando nel mare immersa fino alle ginocchia per raggiungere un resort dove supponevo avrei ricevuto aiuto. Niente di fatto, e con un’altra ora di passeggiata tonificante torno alla spiaggia. La giornata si conclude con una infruttuosa camminata lungo la strada interna per cercare di avvistare dei fenicotteri rosa, che avrebbero dovuto popolare la laguna, con scarsissimi risultati.

Un’altra serata di cibo riciclato e drink scadenti e si conclude il nostro penultimo giorno a Cuba.

 GIORNO 16

Cayo Coco - L'Avana

Ci alziamo all’alba per andare a fotografare il mare colorato di rosa dal sole che sta per sorgere e troviamo una spiaggetta sulla quale decidiamo di spendere qualche ora prima di andare a prendere l’autobus.

Ovviamente qualche ora disturbata dai miei tentativi di contattare la compagnia tramite l’agenzia di viaggio dell’hotel, che dopo aver aperto, chiude perché gli impiegati sono a colazione. Esausti per i tentativi fallimentari, riusciamo a scoprire, con l’aiuto di un cameriere, che il bus che dobbiamo prendere parte da un altro hotel e decidiamo di prendere gli zaini, abbandonare questo posto infernale e dirigerci verso il punto di partenza del bus.

Arriviamo in questo hotel e dopo qualche ora spesa a curiosare in giro prima, e a giacere stressati sul divano poi, iniziamo ad agitarci e a pensare di aver sbagliato posto e di aver perso definitivamente la nostra unica chance di tornare a casa. Finalmente, dopo solo 1h30 di ritardo, arriva il nostro mini bus. Il lunghissimo viaggio di 8 ore che ci separava da L'Avana, e una intossicazione alimentare causa scarso igiene in cucina del magnifico hotel a 4 stelle coronano la giornata surreale.

 

GIORNO 17

L'Avana - Zurigo

Sembrerebbe la conclusione del nostro viaggio, e invece ce n’era ancora di strada da fare prima di riuscire a tornare a casa. Attendiamo al mattino un taxi che non arriva, ingaggiato dalla nostra ospite. Il tassista infatti ha ritenuto opportuno andare a prendere il figlio dalla ex moglie, che però non si era svegliato e lo ha trattenuto. 

Incapaci ormai di arrabbiarci, e desiderosi solo di prendere il primo volo di ritorno verso casa, fermiamo un taxi per strada e ci facciamo condurre con enorme ritardo all’aeroporto. Cerchiamo di elemosinare clemenza alle persone in coda in aeroporto, visto che la partenza del nostro volo è imminente, arriviamo al gate, e ci imbarchiamo miracolosamente. Su quell’aereo ci siamo rimasti quasi 2h, senza il permesso di partire poiché c’era un problema al tachimetro.

Quando finalmente riusciamo a partire, ovviamente inizia a salire l'ansia di perdere la coincidenza a NY. Atterriamo a NY, con grande ritardo, ma ancora in tempo per il nostro volo. Come in un surreale film veniamo trattenuti a bordo dell’aereo ancora un’altra ora, poiché non abbiamo uno slot per poter parcheggiare. Eravamo più rassegnati che arrabbiati ormai, e abbiamo avuto il tempo di guardarci un altro film in attesa di sapere cosa sarebbe stato di noi. Incredibile a dirsi, atterriamo, e dopo solo 1h di coda alla dogana per il visto, corriamo forsennatamente e riusciamo a passare i controlli 15 minuti prima della chiusura.

Non cantiamo vittoria fino a quando non atterriamo in Portogallo, dove ci attende ancora un altro volo, ma almeno sappiamo di essere vicini a casa. Chi l’avrebbe mai detto che appena atterrati a Zurigo, e dopo aver messo di nuovo il naso al freddo, nel bus, con la neve che scendeva fuori dal finestrino, sarebbe stato il momento più bello dell’ultima settimana.

Cuba è un posto incredibile e imperdibile. Tuttavia le disavventure sono dietro l'angolo e non basta essere esperti viaggiatori, perché i modi tradizionali di esplorare si scontrano con l'incapacità ricettiva dell'isola. Studiare i percorsi, pianificare le tappe, soprattutto nei periodi di alta stagione, non è utile se non controproducente poiché è meglio rimanere flessibili per fare fronte agli imprevisti. Le agenzie sono di scarso aiuto per pianificazioni a breve termine, e la soluzione migliore è avere abbastanza tempo per poter organizzare gli spostamenti interni anche a distanza di qualche giorno. Viaggiare con sufficiente margine di tempo e vivere giorno per giorno è il modo migliore per godersi senza frustrazioni questa bellissima e difficile isola.


Questo contenuto NON È SPONSORIZZATO, ma è basato sulla mia genuina esperienza personale. Opinioni positive e negative spontanee, condivisibili o meno, che spero possano aiutare a vivere esperienze di viaggio migliori. I miei consigli sono una guida per accompagnarvi nelle vostre esplorazioni, ma il viaggio vero, lo costruite voi!

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