All'ombra di un cactus gigante nel Saguaro National Park
Strano, ma prima di pianificare il nostro viaggio tra i parchi degli Stati Uniti, non avevo mai sentito parlare del Saguaro National Park. Eppure, si guadagna senza contendenti il titolo di parco nazionale più bizzarro degli Stati Uniti. Trovarsi al cospetto di un cactus alto 6 metri non è un’esperienza convenzionale, almeno quanto quella di trovarsi circondati da una selva di gigantesche piante grasse.
Abbiamo raggiunto il parco al tramonto, e siamo entrati poco prima della chiusura. C’eravamo solo noi, un paio di lepri del deserto, e un coyote spaventato. Siamo arrivati dalla città di Tucson, guidando attraverso la strada che raggiunge il West Gate, fino all’imbocco dell’Hugh Norris Trail, nel quale ci siamo addentrati per qualche centinaia di metri, salendo appena in quota per ammirare la vallata.
I cactus che vivono su queste terre desertiche raggiungono altezze di 14 metri. Si chiamano saguaro, una specifica specie di pianta, che può vivere anche fino a 200 anni. Più la pianta matura, più i suoi bracci diventano imponenti. Una pianta senza bracci, è praticamente un neonato.
Sono creature maestose, ognuna con la sua personale nuance di verde, e forma, più o meno perfetta. Dall’alto di questo percorso si ammira una distesa immensa di cactus, che inizia a confondersi con la vegetazione all’orizzonte. È il posto perfetto per ammirare il tramonto, e l’aria calda e secca del deserto, crea effetti visivi che lasciano a bocca aperta.
Quando il sole cala, le montagne sullo sfondo perdono i dettagli e si trasformano in silhouette nette leggermente sfumate. Le sagome dei saguaro spiccano contro la luce, e si contornano di un’aura luminosa generata dalle sottili spine che catturano gli ultimi raggi di sole. Il paesaggio diventa bidimensionale, dai colori forti e brillanti, come in uno di quei cartoni animati di Willy il Coyote, tanto da sembrare disegnato.
Durante la blue hour le sagome prive di dettagli dei cactus si stagliano contro il cielo terso come in un fumetto di Tex Willer, e il deserto inizia ad animarsi di versi di coyote e fruscii di piante.