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Zaino in spalla nel Giappone centrale

Zaino in spalla nel Giappone centrale

24 MARZO - 9 APRILE 2016

GIORNO 1-2

Zurigo - Tokyo

Dopo giorni passati ad impacchettare in previsione del mio trasloco a Zurigo, finalmente arriva il momento di preparare le valigie, o meglio, gli zaini. Esatto. Non so ancora il perchè, ma sembra che un anno fa (quando poi la vacanza era saltata causa infortunio sugli sci di Nic) io mi fossi fatta convincere che riempire degli zaini da trekking invece di comodi trolley, con una quantità di vestiti che a mala pena mi sarebbe bastata per trascorrere il weekend, in favore di scarponcini da montagna e giacche a vento, fosse una magnifica idea.

E così, con 9 kg sulle spalle, nel mio zainetto azzurro nuovo di zecca, e 13 kg su quelle di Nic, al pomeriggio ci avviamo in treno verso l’aeroporto di Zürich. Prima tappa Doha, dove passiamo la notte grazie ad una simpatica agenzia di prenotazioni online che ci ha assegnato un volo diverso da quello scelto. Nota per i posteri: prenotare sempre dai siti ufficiali delle compagnie aeree! se un’offerta è troppo vantaggiosa per essere vera, probabilmente non lo è. In attesa di avere abbastanza sonno da riuscire a dormire sulle scomode poltrone dell’aeroporto, curiosiamo tra i negozi di datteri e frutta secca e ci concediamo uno spuntino di mezzanotte a base di hummus e tabuleh

Alle 7 del mattino ci imbarchiamo per Tokyo. Il volo è molto lungo e cerchiamo di dormire il più possibile in vista dell’arrivo a tarda sera in Giappone, dove abbiamo in programma di trascorrere la notte in bianco, girovagando per la città fino alle 3 del mattino, quando potremo andare a riservare un posto per assistere alla famosissima asta del tonno nel mercato del pesce Tsukiji

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La nottata trascorre in maniera non troppo piacevole, fiaccati dal freddo e dalla stanchezza, camminando con calma verso il mercato del pesce. Stremati e intirizziti, ci rintaniamo per più di un’ora in uno dei locali aperti 24h che sembrano essere molto comuni a Tokyo, e dove numerosi giapponesi dormono allegramente con la faccia sul tavolo affianco a una ciotola di ramen vuota. Sembra un fast food giapponese e così ci avventuriamo, senza poter comunicare con i proprietari, a scegliere un pasto dal menu’ illustrato. Ci vengono serviti quella che sembra un’omelette ripiena di riso e una zuppa di soba, molto invitante fatta eccezione per l’uovo semicrudo che vi galleggiava dentro.

Non troppo ristorati ma un pò più caldi, ci riavviamo con lo zaino, che sembra pesare 20 kg in più, verso il mercato. Arriviamo con largo anticipo sul “presunto” orario di apertura delle registrazioni, prima delle 3. Felici di aver trovato l’ingresso indicato sulla guida senza problemi, avanziamo fino ad essere fermati da un simpatico omino in divisa che con le braccia incrociate farfuglia qualcosa in giapponese, mostrandoci un cartello dove in inglese (diciamo così) c’è scritto che le registrazioni per l’asta sono state già chiuse perchè i posti sono esauriti.

Non so dire se fossi più stanca o disperata a questo punto; seduti sul marciapiede, abbiamo osservato i numerosi turisti che come noi venivano rispediti a casa e dopo aver digerito la notizia, abbiamo deciso di consolarci con una colazione a base di freschissimo sushi. In fila insieme ad altri poveri disperati sfrattati dal mercato Tsukiji, attendiamo 2 ore in piedi davanti a quello che promettevano essere il miglior ristorante di sushi di Tokyo.

COLAZIONE:  Daiwa Sushi

Quando le gambe ci reggono a malapena e ormai infreddoliti, finalmente il ristorante apre, alle 5:30, e veniamo accolti in un minuscolo locale largo poco più del bancone, dotato di 6 posti attorno all’area dove i 3 cuochi agitavano sapientemente i loro coltelli Santoku per preparare il freschissimo sushi espresso. Sperando di trascorrere lì un paio d’ore per rifocillarci, riscaldarci e avvicinarci all’ora in cui saremmo potuti andare a fare il check-in in hotel, iniziamo a mangiare il menù fisso preparato dal nostro cuoco. Non ci è dato scegliere cosa mangiare: il cuoco dichiara nomi incomprensibili che avrebbero dovuto farci capire cosa stava per essere servito. 

Con gesti rapidissimi il cuoco ci piazza altrettanto rapidamente pezzi di sushi sul nostro piatto, con sopra ogni possibile varietà di pesce: gambero, seppia, riccio di mare (sorprendentemente delizioso), ricciola, spada, tonno e qualsiasi altra creatura pinnuta possa balzare alla mente. Neanche il tempo di respirare tra un boccone e l’altro, e veniamo gentilmente invitati ad alzarci dalla nonnina che alla fine del tavolo riscuoteva il prezzo della colazione, per far posto agli sfortunati rimasti ancora fuori. Il sushi è eccezionale davvero, ma se siete più fortunati di noi vi consigliamo di pianificare questa visita ad un’ora più adatta ad ingerire grandi quantità di pesce crudo in un succinto lasso di tempo.

A piedi arriviamo dopo un lungo cammino all’hotel dove avevamo prenotato, e non potendo effettuare il check-in a quell’ora, lasciamo gli zaini e un po’ più leggeri ci dirigiamo, non tanto allegramente, verso il centro, pieni di energia (negativa) per iniziare finalmente a onorare il programma che avevamo in mente. Prima tappa, il Palazzo imperiale di Tokyo. Da subito ci immergiamo in quella che sarà la costante del viaggio, una immensa coda per l’ingresso costituita da soli Giapponesi, o meglio, da soli anziani Giapponesi, con i quali ci inoltriamo, attraverso un giardino di radi pini orientaleggianti, all’interno delle mura del palazzo. Si rivela una piacevole passeggiata nel verde, anche se di Palazzi ne vediamo ben pochi. 

Giunti all’uscita Nord del giardino, decidiamo quindi di avviarci verso il quartiere Kagurazaka. Si tratta di un quartiere commerciale, con negozi ed esercizi in case basse allineate su una collina. Per raggiungere questo quartiere, rigorosamente a piedi per assaporare ogni angolo della città, attraversiamo una zona in cui si iniziano a riconoscere le prime avvisaglie della primavera, anche se rimaniamo molto delusi dalla scarsità di fiori che punteggiano i ciliegi ancora spogli dall’inverno.

I Giapponesi, comunque, sembrano non farci troppo caso, dato che incuranti della precocità dell’Hanami che si vede intorno, riempiono ogni angolo spazioso e verde della città di stand gastronomici pensati per rallegrare le feste in occasione della primavera. 

Incappiamo in uno di questi dove rimaniamo affascinati dalla varietà di cibi esotici che vengono cucinati in maniera molto spartana: da questa fiera delle stranezze culinarie, ci addentriamo in un tempio, dove abbiamo la fortuna di assistere a un corteo nuziale in abiti tradizionali.

Ci inoltriamo quindi a Kagurazaka, curiosando nei negozi di Kimono, di dolci e di thè, e dopo una sosta in un tempietto al culmine della collina, ci incamminiamo alla volta di Akihabara, il quartiere noto per essere la meta degli appassionati di manga ed elettronica. Le aspettative non deludono affatto, dato che appena voltato l’angolo alla soglia del quartiere, ci troviamo catapultati in un flipper di gente che gremisce le strade tra i negozi situati in edifici altissimi, uno più colorato dell’altro, ricoperti di insegne luminose piene di scritte giapponesi e cartoni animati. Negozi di elettronica, arcades con tonnellate di videogiochi e soprattutto di marchingegni con il braccio meccanico per raccogliere premi di ogni sorta, che risuonano di musica assordante che anima anche le strade della città..

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Sconcertati dalla confusione di quel posto, e storditi dalla musica, dalle luci al neon e dalle centinaia di persone che ci circondano, decidiamo che è ora di andare a ristorarci per qualche ora in hotel. Raggiungiamo a piedi la nostra sistemazione, attraversando un quartiere molto carino che mi ripropongo di andare a visitare dopo un meritato riposino pomeridiano.

Arriviamo in hotel alle 15:30 e ci sistemiamo nella nostra minuscola ma accogliente camera, ci abbandoniamo al sonno, con le sveglie puntate alle 18:30. Inutile dire che non abbiamo neanche sentito l’eco di queste sveglie, e dopo una rapida occhiata all’orologio alle 23:00, ripiombiamo nel sonno fino al mattino dopo, quando ci svegliamo pronti all’esplorazione e senza più neanche l’ombra del jet lag.

HOTEL: Hotel Hokke Inn Nihonbashi

GIORNO 3

Tokyo

Prima di ogni altra cosa raggiungiamo la stazione, per il cambio del Japan Rail Pass, con il quale prenderemo liberamente quasi tutti i treni del Giappone, per spostarci da un posto all’altro anche in città. Una volta ottenuto il nostro Pass, prendiamo il treno che ci condurrà alla prima tappa della giornata, il quartiere Shinjuku.

All’uscita dalla metro, ci accolgono dei deliziosi spartitraffico rosa di Hello Kitty che ci lasciano affascinati, e che a malincuore salutiamo per dirigerci verso la zona più periferica del quartiere, dove si stagliano gli imponenti edifici governativi.

A parte qualche grattacielo contemporaneo, gli edifici anni ‘70 che punteggiano la zona, isolata e tranquilla, sono dei giganteschi edifici austeri e un po’ tenebrosi, di quelli altissimi, con poche finestre, tutte piccole e chiuse, circondate da altri edifici identici, grigi e alti che chiudono alla vista il resto della città. Torniamo verso la stazione, dove ci addentriamo per andare al piano inferiore, adibito a grandi magazzini alimentari dove curiosiamo tra le stranezze commestibili in vendita. Passeggiando verso Sud ci dirigiamo al parco Yoyogi, dove visitiamo un grande tempio e assistiamo a una cerimonia in costumi tradizionali. 

Ai margini del parco ci dirigiamo verso lo stadio Olimpico progettato da Kenzo Tange e ci sediamo in un parco per riposare, circondati da ciliegi a stento in fiore e da giapponesi comunque inebriati dall’hanami (e dal sakè) che giacciono sui teli che coprono tutto il prato per accogliere i pic-nic primaverili. Assaggiamo dei takoyaki, delle frittelle sferiche di polpo,e dopo esserci rifocillati ci dirigiamo alla volta del quartiere Omotesando. La zona pullula di gente, e noi passeggiamo con calma mentre ammiriamo le meraviglie architettoniche di questa strada fiancheggiata da boutiques opera di numerosi architetti di fama mondiale.

La passeggiata lungo la via dello shopping ci conduce alla fine della nostra giornata a Shibuya, dove ci ritagliamo uno spot panoramico  in uno Starbucks al secondo piano di un edificio che offre una vista privilegiata dell’incrocio definito il più affollato al mondo. Si tratta di un grosso crocevia dotato di strisce perdonali anche trasversali, dove i semafori pedonali scattano sul verde tutti in contemporanea, e una fiumana di gente va da un lato all’altro ad ogni attraversamento. Concludiamo la giornata in una gyozeria di Omotesando, dove ci abbuffiamo di ravioli al vapore, alla piastra e riso, davvero eccezionali.

CENA: Harajuku Gyoza Lou

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GIORNO 4

Tokyo - Nikko

Ultimo giorno a Tokyo, al mattino presto ci dirigiamo nel quartiere di Asakusa. Basta qualche passo nel quartiere per capire che ci troviamo in una zona tipica per le botteghe artigiane di coltelli giapponesi. Ci convinciamo di comprarne uno, ma dopo aver curiosato qualche negozio, decidiamo di informarci meglio sulle tipologie, vista la vasta scelta a prezzi non troppo economici.

Arriviamo, passeggiando tra i vicoletti deserti, al tempio Senso-Ji, il più grande tempio Shintoista di Tokyo, veramente imponente e bello, con un grazioso giardino giapponese con tanto di ruscello con le carpe. Di qui, passeggiando in una strada piena di negozietti caratteristici, torniamo verso il cuore del quartiere, consumando dell’immancabile cibo di strada.

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Il quartiere Asakusa è davvero pittoresco, finalmente un angolo “giapponese” di Tokyo, che sembra totalmente scevra dalla cultura architettonica tradizionale. Dopo una breve sosta nel parco di Ueno, un’altro dei posti consigliati per ammirare l’Hanami, che anche qui sembra non essere neanche passato, trascino Nic ad ammirare il capolavoro del Metabolismo giapponese: il Nakagin capsule hotel di Kisho Kurokawa, che a differenza di quello che campeggia sui libri di architettura, è in realtà uno spaventoso edificio fatiscente in cemento, ma altresì un’immancabile curiosità da vedere.

Sulla strada verso l’hotel, facciamo tappa ai grandi magazzini Matsuya, curiosando distrattamente il distretto di Ginza, dove compriamo una bento box da consumare all’arrivo in hotel a Nikko, la nostra prossima tappa. Hotel, zaini, corsa in stazione e attendiamo il treno che ci condurrà a Nikko.

Arriva al binario un futuristico Shinkasen dal muso affusolato, tutti i passeggeri scendono al capolinea e le porte vengono barricate da una squadra di pulizia che ripulisce in pochi minuti il treno prima di far salire i nuovi viaggiatori. Al termine della pulizia, gli addetti escono in fila sulla banchina, si rivolgono tutti ai viaggiatori in attesa, e fanno un inchino all’unisono.

Ci perdiamo all’ingresso non sapendo che in Giappone, sulla banchina, sono indicate le fasce in cui mettersi in coda per la cabina designata, o per quelli che come noi sono senza posto prenotato, per i posti ancora liberi. Arriviamo a Nikko a tarda sera, e raggiungiamo a piedi l’hotel, stavolta un ryokan tradizionale. Arrivati in camera esploriamo la prima delle stanze in stile giapponese in cui soggiorneremo. Ci armiamo di yukata, la veste leggera simile a un semplice kimono, e andiamo a fare anche il nostro primo bagno nell’Onsen privato dell’hotel: rigorosamente separato per uomini e donne, si tratta di una stanza con un bagno in pietra e acqua bollente che crea una nuvola di vapore tutt’intorno, nell’ambiente in cui le signore si detergono prima di andare a dormire.

HOTEL: Nikko Tokinoyuu

GIORNO 5

Nikko - Yudanaka Onsen

Pronti a fare colazione e a dirigerci sulla collina dei templi di Nikko. La cittadina è piccola, e le case di poco rilievo, ma addentrandoci nel bosco che ospita i templi si percepisce subito quale sia la bellezza del posto. Si tratta di una montagna coperta da cedri che ospita una decina di templi, più o meno maestosi dei quali ne visitiamo alcuni, rimanendo davvero affascinati, soprattutto dalle lapidi commemorative, che contribuiscono all’aria mistica del luogo. Fortunatamente arriviamo in un orario del mattino in cui le frotte di turisti ancora non invadono l’area e possiamo goderci in pace questo bellissimo posto.

Dopo aver visitato i templi principali, ci dirigiamo verso il posto più singolare di Nikko, chiamato Kanmangafuchi Abyss. Si tratta di una passeggiata che segue il fiume e un grande cimitero dall’aria spettrale, costeggiato da una fila di centinaia di kami, divinità scintoiste in pietra ricoperte di licheni e adornate di graziosi cappellini e baveri rossi.

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Di ritorno dall’abisso, facciamo quattro passi nella città, curiosando nei negozi di antiquariato, prima di dirigerci in stazione per prendere il treno che ci avrebbe portati a Yudanaka. Dopo un paio di cambi di treno, arriviamo: il villaggio è davvero piccolo e troviamo subito l’albergo. Ci siamo trattati bene e questo è un ryokan di lusso estremamente accogliente. La camera è grandissima, con due enormi futon e due salottini disposti sul tatami. Decidiamo prima di tutto di cercare un posto dove cenare, che ci viene indicato dal concierge. Si tratta di un’izakaya a pochi passi dal nostro alloggio, distinta dalle abitazioni normali solo da una tenda e una lanterna rosse. 

Entriamo, e il posto è al giusto grado di noncuranza per la pulizia e l’estetica da sembrare un’autentica chicca giapponese. Il proprietario è un vecchietto che parla inglese benissimo, al contrario del 99% del resto della popolazione, e ci illustra il menù, rigorosamente dotato di foto dei piatti, che stavolta sembrano più un album di fotografie, tutte sistematicamente sfocate. Ci fidiamo quindi dei suoi consigli, e ci giunge sul piatto, cucinato su una griglia sul bancone dove anche noi sediamo, un calamaro enorme, affettato e accompagnato da una salsa, dei ravioli alla piastra e una scodella gigante di soba. Era tutto eccezionalmente buono, e non troppo costoso.

Ritorniamo in hotel, pronti per il bagno nell’onsen, che stavolta avevamo prenotato privato, all’aperto, sul tetto del ryokan. C’è una piccola area benessere in legno, con lettini per rilassarsi, all’ultimo piano, da cui si gode una vista della vallata (purtroppo buia e poco illuminata a tarda sera). All’esterno, due vasche, una in ghisa e una in legno, entrambe ad altissima temperatura, ma che si abbinano benissimo al freddo della sera.

CENA: Ichidaya | HOTEL: Hotel Tsubakino

GIORNO 6

Yudanaka Onsen - Uozu

Al mattino, ci godiamo la prima colazione rigorosamente giapponese della nostra vacanza. Ci fanno accomodare in una sala con tatami, scalzi, a un tavolino basso sul quale è imbandita una serie di ciotole, ciotoline, microciotoline, dei bracieri e altri arnesi vari, con contenuti abbastanza strani. Ci portano del riso, del thè matcha e del pesce da cuocere noi stessi su un piccolo braciere, una zuppa con del tofu che si scalda sopra a una fiammella, mentre noi assaggiamo tutte le varie pietanze sparse sul tavolo: vegetali sottaceto di varia natura, pesciolini, uova semi crude, tofu, zuppa di miso...e altre cose abbastanza esotiche da risultare irriconoscibili.

Dopo il lauto pasto, lasciamo l’hotel alla volta del parco delle scimmie: si tratta di un parco naturale dove vivono macachi giapponesi che nelle stagioni fredde sono le uniche scimmie al mondo a fare il bagno nelle acque bollenti termali dell’onsen. Ovviamente, dopo 4 giorni di freddo polare, questo è l’unico in cui splende un bel sole caldo, e sebbene il parco sia pieno di scimmie, non c’è verso di vederne una fare il bagno. Appena prima di andare via, una di loro entra nell’onsen per raccogliere del cibo, ed è l’unico momento in cui ci godiamo questa insolita abitudine. Avere le scimmie libere intorno è stato comunque pittoresco, e allegri riprendiamo la strada verso il bus.

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La tappa serale è Uozu, sul golfo di Toyama. Facciamo una deviazione al percorso per andare a visitare Matsumoto, dove c’è uno dei 3 castelli in legno originali sopravvissuti in Giappone. Purtroppo non c’è la possibilità di entrare vista l’ora tarda, ma l’edificio, anche dall’esterno, è davvero affascinante. Spuntino con un dolcetto ai fagioli viola a forma di carpa, e via di nuovo sul treno. A Toyama, prima di prendere l’ultima coincidenza, ceniamo in un’izakaya in stazione, con riso e tempura di mini gamberetti. Arrivati in hotel, andiamo nell’onsen, come ormai di consueto.

HOTEL: Uozu Manten Hotel Ekimae

GIORNO 7

Uozu - Shirakawa-go

La giornata inizia come era finita, sul treno per Kanazawa, dove dobbiamo fare tappa per prendere il bus per il villaggio di Shirakawa-go.

Per riempire il tempo mancante alla partenza del bus, ci avviamo verso il centro cittadino per andare a visitare il XXI Century Museum di SANAA. L’edificio è davvero splendido, e facciamo quattro passi nelle aree a circolazione libera. Anche alcune delle opere d’arte esposte suscitano la nostra curiosità, come una piscina, in una corte aperta, all’interno della quale, sott’acqua, si vedevano i visitatori del livello inferiore che camminavano, come fossero sul fondo della vasca. Purtroppo il tempo stringe, e non c’è la possibilità di entrare a visitare il museo. Quindi riprendiamo la via della stazione, passando però dal parco del palazzo, un giardino davvero enorme, nel quale ci godiamo una piacevole passeggiata accompagnata un gelato al sesamo nero e thè verde davvero delizioso.

A fine mattinata andiamo a prendere l’autobus che ci porterà nel villaggio di Shirakawa-go. Arrivati alla meta rimaniamo davvero affascinati da questo posto: un piccolo agglomerato di case chiamate Gass-o, in legno, con tetti in paglia spessi quasi un metro, che finalmente ci danno un’idea del Giappone tradizionale. Peccato che i turisti siano tanti, ma facciamo una passeggiata tra le stradine e visitiamo una di queste costruzioni all’interno. Con l’idea di prendere un autobus che ci è stato indicato dall’ufficio turistico, diretto al nostro alloggio, attendiamo le 17 curiosando tra i negozi di souvernir, per poi dirigerci alla fermata, o meglio, al posto in cui teoricamente sarebbe dovuta essere la fermata, che, camminando camminando, non troviamo mai.

In compenso, dopo un bel po’ di cammino, incappiamo nel nostro alloggio. Si tratta dell’unico ostello che abbiamo prenotato in questa vacanza, poichè gli alloggi tradizionali del villaggio sono molto costosi e soprattutto, sempre al completo. Chiediamo informazioni in un’ostello sulla strada su dove si possa andare a cena. L’unico posto aperto in tutto il villaggio è un’izakaya dove alle otto di sera la cena è già quasi finita, e ci accomodiamo nel posto d’onore sul tatami, tutto per noi. Consumiamo una buona cena a base di soba e yakitori, oltre a una porzione di sakè bevuta da un cubetto in legno impregnato di alcohol. Torniamo a casa alle 21 e ci sembra una buona idea andare a letto considerando che la vita in quel villaggio si era spenta già alle cinque del pomeriggio.

HOTEL: Guesthouse Ant Hut 

GIORNO 8

Shirakawa-go - Kyoto

Lasciamo il nostro rifugio per tornare al villaggio e prendere l’autobus diretto a Takayama. Saliamo a piedi fino alla cima di una delle montagne vicine, ci godiamo il panorama del villaggio dall’alto, e ripartiamo dopo aver approfittato per fare due passi tra le case, stavolta senza turisti.

Arriviamo in tarda mattinata a Takayama. Finalmente, troviamo un villaggio degno del Giappone, con un quartiere denso di tradizionali case in legno scuro, fabbriche di sakè all’interno delle quali si puo’ curiosare, riuscendo a vedere la bellissima struttura interna di queste costruzioni, e negozietti di antiquariato dove compriamo anticaglie di ceramica e qualche stampa giapponese. 

Il pranzo di oggi è stato degno di essere ricordato, visto che abbiamo deciso di spendere un po’ di piu’ per assaggiare il famoso manzo di Kobe. Si tratta di una carne particolare, prodotta con manzi che vengono praticamente coccolati, massaggiati e nutriti a base di birra, per ottenere una carne tenerissima, che alla vista risulta marmorizzata di grasso, e cotta su una griglia alla coreana, come abbiamo fatto noi, è veramente tenerissima e deliziosa. Un sapore unico che valeva senz’altro la spesa.

Riprendiamo il treno e ci dirigiamo a Kyoto dove, finalmente, dopo giornate trascorse con i pesantissimi zaini in spalla, avremo un po’ di tregua dal nomadismo degli ultimi 3 giorni. Arriviamo a tarda sera, e perdiamo un po’ di tempo a curiosare nell’edificio della stazione, davvero mastodontico e scenografico di notte, con la scalinata immensa illuminata con giochi di luci. Arraffiamo l’ultima bento box di sushi del supermercato e qualche dolcetto in una panetteria, e ci dirigiamo a piedi verso il nostro alloggio. Questa città ci piace già a prima vista: non ha l’aria trasandata e anonimamente anni ‘60 dei quartieri di Tokyo, e finalmente si respira un po’ di aria giapponese anche in una metropoli. Tutto sembra estremamente curato, anche le case più povere, e tutto è deliziosamente illuminato, soprattutto ai piani inferiori particolarmente eleganti.

Dopo una lunga passeggiata raggiungiamo finalmente la nostra sistemazione, un appartamento privato al settimo piano di un moderno edificio in cemento, con una vista stupenda dalle enormi vetrate.

GIORNO 9

Kyoto

Prima mattinata di esplorazione a Kyoto! Ci siamo informati sulle caratteristiche dei coltelli giapponesi e abbiamo intenzione di cercare una bottega artigiana nei pressi del mercato Nishiki. Arriviamo al mercato prima dell’apertura e facciamo una passeggiata sotto ai lucernari colorati mentre i venditori allestiscono ancora le bancarelle. Dopo aver visto abbastanza stranezze ittiche, decidiamo che è il momento di cercare il  negozio di coltelli che avevamo prescelto, ma lo troviamo chiuso, ovviamente. Non sembra esserci possibilità che apra, e così ripieghiamo su un’altra coltelleria, più commerciale ma molto fornita dove finalmente ci accaparriamo due costosi e taglienti coltelli artigianali. Passeggiamo per le vie del centro curiosando nei negozi più particolari, come un negozio dedicato solo alle bento box. Assistiamo a qualche spettacolo di strada in occasione della primavera, con danzatori e personaggi in costumi tipici.

NEGOZIO DI COLTELLI: Aritsugu

Oggi visitiamo una zona di templi ad ovest della città, nell'area di Higashiyama, dove finalmente iniziano a vedersi i tanto sospirati ciliegi in fiore. Abbiamo occasione anche di visitare l’interno di un tempio con un giardino zen, in un complesso templare molto grande, immerso nel verde. Di qui ci dirigiamo di nuovo verso il centro attraverso il cosiddetto Sentiero dei Filosofi, che ci lascia a bocca aperta. Qui l’Hanami è davvero arrivato: il basso canale che scorre lungo tutta questa stradina, troppo piccola per la quantità inimmaginabile di gente che la gremisce, è fiancheggiato per tutti i 5 km da ciliegi in piena fioritura. Eccettuata la folla, è davvero un posto bellissimo.

Raggiungiamo di nuovo il centro, dove incappiamo quasi per caso nel quartiere Ponto-Cho, un reticolo di viuzze piene di locali e ristorantini particolari, ma soprattutto, ancora più piene di ciliegi in fiore. Anche qui un bellissimo canale dalle acque bassissime divide a metà tutte le strade ed é circondato da ciliegi in un’esplosione di fiori bianchi e rosa, che al buio, appositamente illuminati, sono davvero favolosi.

La cena stasera ci è stata raccomandata dal nostro ospite: il miglior ristorante di tempura di Kyoto. L’attesa vale la cena, ovviamente seduti al bancone, dove consumiamo due cesti pieni di tempura di gamberi, calamari, verdure varie, veramente eccezionale, croccante e leggera.

CENA: Komefuku

GIORNO 10

Kyoto

Dopo aver abbandonato gli zaini in un armadietto della stazione per liberare l’appartamento, con un breve viaggio in treno, ci dirigiamo all’Inari-Taisha, un tempio buddhista famoso per la passeggiata lunga 8 km sotto a una ininterrotta fila di torii vermigli, che si dipana in mezzo a un bosco di cedri su per la montagna. Anche qui l’unico problema sono le persone, che smorzano un po’ il fascino mistico del luogo, ma quando si riesce a trovare una curva deserta, la distesa di torii arancioni è davvero suggestiva.

Torniamo in città, dove con una passeggiata molto lunga, con tappa nel tempio shinthoista più grande di Kyoto, raggiungiamo il distretto di Gion, famoso per essere popolato da Maiko (le Geishe di Kyoto). Questo distretto è davvero grazioso, e si trovano dei vicoli in cui non c’è gente, per poterne apprezzare la bellezza. Il pomeriggio è dedicato ad assistere a uno spettacolo delle Geishe nel teatro del quartiere, il Miyako-Odori. Si tratta di danze e canti, con una rappresentazione teatrale cantata in cui decine di Maiko si muovono con una grazia e una precisione impressionanti, usando i loro kimono e ventagli per interpretare i canti.

Il pomeriggio è stato pepato dall’attesa di ricevere notizie dal nostro ospite della sera. Dobbiamo infatti cambiare appartamento, e ne abbiamo prenotato un secondo tramite Airbnb. Il nostro ospite si supponeva dovesse scriverci i dettagli per raggiungere il luogo ed accedere a casa sua, ma le ripetute email e telefonate sono state sistematicamente ignorate negli ultimi due giorni. Arrivati alle 5 del pomeriggio, decidiamo di contattare il servizio clienti di Airbnb, che ci dice che proveranno fino alla fine della giornata a contattare l’utente, dopodichè, eventualmente, ci rimborseranno un alloggio che dovremo trovare noi per sopperire all’abbandono da parte del nostro ospite.

Con l’ansia di non avere un tetto sulla testa per la notte, facciamo ancora una passeggiata a Gion, e torniamo ad ammirare i canali adornati dai sakura a Ponto-cho. Ceniamo in un ristorantino tradizionale con tempura e soba, prima di ricevere notizie dal servizio clienti, che non è riuscito a contattare l’ospite. Dopo svariati tentativi riusciamo a prenotare forse l’ultima camera rimasta libera a Kyoto, e l’unica a un prezzo congruo con quello che ci sarebbe stato rimborsato da Airbnb.

Sollevati, ma stanchissimi, visto che abbiamo dovuto aspettare la mezzanotte per ricevere questa notizia, andiamo in stazione a prendere gli zaini, e arriviamo in hotel. Nonostante il prezzo, si tratta di un hotel molto vecchio, che non vale i soldi spesi, anche se almeno si tratta di un ryokan tradizionale.

HOTEL: Hotel Sugicho

GIORNO 11

Kyoto

Facciamo colazione alla giapponese, e andiamo a fare due passi nel parco del palazzo imperiale, che tuttavia è chiuso al pubblico. Dopo una visita in un tempio, ci avviamo verso la stazione per giungere appena fuori Kyoto alla foresta di Arashiyama. Questo posto è magnifico, ci si trova immersi in un tunnel circondato da una fitta foresta di bambù secolari, di un verde smeraldo intenso, decisamente diverso da ogni altro posto che abbiamo mai visto. Consumiamo in un’area attrezzata i ravioli saggiamente acquistati nei grandi magazzini in stazione, e passeggiamo per la zona ammirando il panorama delle colline punteggiate da ciliegi fioriti.

Tornati in centro, dopo esserci ricomposti in hotel, andiamo a cena in un ristorante con sushi a nastro, dove rimaniamo davvero soddisfatti visto il ridotto prezzo pagato, nonostante il locale non fosse esteticamente molto appagante. Decidiamo di tornare a fare due passi nel distretto delle Maiko, dove abbiamo la fortuna di avvistarne due che uscivano con i loro clienti da una casa di appuntamenti. Davvero strano vedere questo aspetto della cultura giapponese così distante dalle nostre tradizioni.

CENA: Musashi Sushi

GIORNO 12

Kyoto - Koya-san

Oggi si va sul Monte Koya. Il viaggio è lungo, e investiamo gran parte della giornata per raggiungere questo luogo, dove un minuscolo villaggio è sorto attorno a un agglomerato di piu’ di 100 templi buddisti. Alloggiamo in un tempio, in cui veniamo accolti da monaci che ci mostrano la nostra bellissima sistemazione. L’atmosfera è davvero speciale.

Trascorriamo qualche ora passeggiando in un cimitero che conduce al santuario del Kobo-Daishi, il fondatore di questo luogo sacro. Questo cimitero è incredibile: l’aria spettrale data dalle tombe in pietra che costellano tutta la vallata e le piccole colline intorno, è accentuata dalla vegetazione di cedri secolari, di dimensioni incredibilmente grandi, il tutto inondato di un muschio verde brillante e licheni. Di ritorno dal cimitero, passeggiamo nel villaggio fino a raggiungere gli ultimi templi, e rientriamo in orario per la cena, alle 18:30.

Andiamo a cena in yukata e con una pesante sopraveste di lana. Il luogo della cena è bellissimo, una fila di tavolini per coppie, separati da paravento in legno, su tatami e circondati da pareti in carta dipinta. Davvero una stupenda atmosfera, per quella che sarà una cena vegetariana davvero ottima, con tanto di tempura, frutta e dolce. Dedichiamo la serata all’onsen, e a riposarci visto che al mattino dopo, alle 5, ci aspetta la preghiera con i monaci.

HOTEL: Shojoshin-in

GIORNO 13

Koya-san - Kumano Kodo

Come da programma, ci svegliamo alle 4:30 e ci prepariamo per assistere alla preghiera. Purtroppo al contrario delle mie aspettative, siamo solo spettatori di una preghiera di 3 monaci che con non so quale energia cantano ininterrottamente con voce baritonale le preghiere scritte sul loro libro sacro. Molto suggestiva, ma avrei preferito che ci coinvolgessero nel cerimoniale. Appena finita la preghiera corriamo a colazione per non perdere l’autobus che ci dovrà condurre all’inizio di quelli che sarebbero dovuti essere 3 giorni di trekking ininterrotto sulle vie del Kumano Kodo, un antico sentiero di pellegrinaggio tra i monti della penisola di Nara, fino alla costa a Sud.

Raggiungiamo l’inizio del percorso, che oggi è abbastanza breve e prevede qualche ora di cammino per arrivare al nostro primo alloggio. Il percorso previsto da Nic tuttavia si rivela errato, e riusciamo a raggiungere un posto a poca distanza dalla meta in cui alloggeremo, dove arriviamo quindi dopo solo poco più di un’ora di cammino. Decidiamo di rilassarci quindi, fare un bagno e riposare un po prima della cena che sarà preparata dai nostri ospiti. Abbiamo letto che il marito della signora che gestisce il minshuku (l’alloggio casalingo) è stato un cuoco in un ristorante, e le recensioni sui pasti sono promettenti. Effettivamente la cena non delude, si tratta di cucina Kaiseki, alta cucina giapponese, e tutto, dal sashimi di tonno, al curry vegetariano, alle verdure al vapore, al sorbetto dolce alla fine, è davvero eccezionale.

HOTEL: Minshuku Tsugizakura

GIORNO 14

Kumano Kodo

Come la cena, così pure la colazione è molto buona e ci viene anche preparato un pranzo al sacco. La giornata non promette affatto bene visto che fuori diluvia, e noi ci attrezziamo con gli impermeabili e gli zaini incelofanati per tentare lo stesso di procedere con il nostro programma di trekking. Ci rendiamo ben presto conto che diluvia troppo per poter continuare sui sentieri sconnessi nel bosco, e completamente inzuppati, anche sotto alle coperture impermeabili, proseguiamo fino alla fermata di un autobus che dovrebbe portarci a Wataze, una località termale vicino a quella in cui dovremo alloggiare, che ha un famoso onsen all’aperto.

Dobbiamo aspettare il bus per piu’ di mezz’ora sotto la pioggia, con gli zaini pesantissimi addosso, e quando arriviamo all’onsen e possiamo spogliarci e immergerci al caldo, sembra davvero un miraggio. L’onsen è favoloso, la parte per le donne ha una enorme vasca interna con acqua a non so quanti migliaia di gradi di temperatura, dalla quale si accede alle vasche all’aperto, tutte a diverse temperature, ma davvero suggestive, con il vapore che esce dall’acqua al freddo dell’aria esterna. Stare immersi nell’acqua termale con la pioggia che batte è stato veramente rilassante e piacevole. Ci rivestiamo mal volentieri dopo un’oretta, e torniamo a camminare verso il nostro alloggio a Yunomine Onsen.

Arriviamo stanchi morti e raggiungiamo l’hotel in cima a una collina, come se non ne avessimo già abbastanza. Si tratta di un eco-mostro in cemento davvero poco attraente; tuttavia l’interno è molto elegante e la nostra camera con vista sulla vallata è incantevole. Consumiamo metà del pranzo al sacco, in previsione del digiuno serale, considerando che il villaggio è davvero piccolissimo e non ha nessun izakaya, e andiamo a goderci l’onsen del nostro hotel. Trascorriamo il pomeriggio in hotel, guardando la pioggia battente all’esterno e i nostri abiti roteare nell’asciugatrice sperando di recuperare qualcosa da indossare.

HOTEL: Yunominesou

GIORNO 15

Kumano Kodo

Al mattino, prendiamo il bus per raggiungere la località presso la quale avremmo dovuto iniziare un boat tour con barca tradizionale lungo il fiume che ci avrebbe condotti fino alla costa. Giunti alla meta, troviamo una coppia di ometti che ci fa dire dal traduttore del telefono che il tour è stato cancellato perchè le piogge dei giorni precedenti hanno ingrossato le acque. Ci troviamo così costretti a farci accompagnare fino al tempio di Shingu, da dove poi prenderemo il treno per andare a Nachi, prossima tappa del nostro Kumano Kodo ridotto all’osso.

Andiamo a Kii-Katsuura, dove lasciamo i bagagli in hotel (molto carino, ma con una camera che ha la dimensione dell’armadio dell’ultima sistemazione) e poi prendiamo il treno per Nachi.  Da qui, una lunga passeggiata nei boschi, ci conduce alla meta finale del nostro “faticosissimo” pellegrinaggio, il Nachi Taisha, un tempio posizionato alla sommità di una montagna, con varie costruzioni rosse che punteggiano la cresta, accanto a un’altissima cascata.

Percorriamo da qui, come magra consolazione, l’ultimo pezzo del Kumano Kodo, fino ad un punto panoramico sulle alture circostanti. Abbiamo in programma una cena, prenotata al pomeriggio, a base del famoso tonno locale, in un anonimo ristorantino del porto (letteralmente senza insegna). La cena ha ripagato la delusione della giornata, con tonno freschissimo cucinato in tutte le varianti: panato, fritto, sashimi, sushi, agrodolce...qualsiasi cosa venga in mente.

HOTEL: Onsen Minshuku Kosakaya | CENA: Maguro Teishoku

GIORNO 16

Kumano Kodo - Tokyo - Zurigo

Ultimo giorno del nostro lungo viaggio, prendiamo il treno verso Tokyo e trascorriamo la mattina a viaggiare. Piacevole il viaggio fino a Nagoya, dove conquistiamo il posto dietro al guidatore, con vetrata panoramica sul percorso del treno. Arrivati a Tokyo, facciamo ancora quattro passi in città in cerca di qualche ultimo souvenir, e per fare incetta delle ultime prelibatezze dolciarie e delle ultime scatole di ravioli del nostro viaggio, che consumeremo durante il tragitto per l’aeroporto, prima di imbarcarci di nuovo alla volta di casa.


Questo contenuto NON È SPONSORIZZATO, ma è basato sulla mia genuina esperienza personale. Opinioni positive e negative spontanee, condivisibili o meno, che spero possano aiutare a vivere esperienze di viaggio migliori. I miei consigli sono una guida per accompagnarvi nelle vostre esplorazioni, ma il viaggio vero, lo costruite voi!

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